Home Festival di Venezia Miral: il trailer italiano e le parole del regista Julian Schnabel e della scrittrice Rula Jebreal

Miral: il trailer italiano e le parole del regista Julian Schnabel e della scrittrice Rula Jebreal

Dopo essere approdato a Venezia 2010, Miral uscirà nelle nostre sale domani, 3 settembre. Il film è diretto da Julian Schnabel ed interpretato da Freida Pinto, Willem Dafoe, Vanessa Redgrave, Alexander Siddig, Hiam Abbass, Omar Metwally e Makram Khoury. Trama: Miral è la storia intensa, raccontata in prima persona, di una giovane ragazza che cresce

di carla
2 Settembre 2010 15:30

Dopo essere approdato a Venezia 2010, Miral uscirà nelle nostre sale domani, 3 settembre. Il film è diretto da Julian Schnabel ed interpretato da Freida Pinto, Willem Dafoe, Vanessa Redgrave, Alexander Siddig, Hiam Abbass, Omar Metwally e Makram Khoury.

Trama: Miral è la storia intensa, raccontata in prima persona, di una giovane ragazza che cresce a Gerusalemme Est e che si scontra con gli effetti dell’occupazione e della Guerra. La ragazza viene portata in un orfanotrofio dopo un attentato organizzato dalla zia…

Oggi vi mostriamo il trailer italiano, qui sopra, e di seguito delle interessanti dichiarazioni del regista Julian Schnabel e della scrittrice, Rula Jebreal, del romanzo (La strada dei fiori di Miral) da cui è tratto il film. Per vedere le foto del film cliccate qui.

Parla il regista Julian Schnabel:

Il film è tratto dal libro La strada dei fiori di Miral scritto da Rula Jebreal. Quando ho letto il libro ho pensato che fosse una storia perfetta per trarne un film, inoltre mi sono sentito quasi costretto a raccontare questa vicenda. E’ una storia che parla dell’amore, dell’istruzione, della gente e della speranza. Racconta le storie di 4 donne Arabo-Israeliane sullo sfondo della complessa realtà politica di queste regioni, dalla nascita dello Stato di Israele, nel 1948, agli Accordi di pace di Oslo, nel 1994. La prima di queste 4 storie è quella di Hind Husseini, una donna che ha dedicato tutta la sua vita agli orfani. Nel 1948, Hind trovò 55 bambini abbandonati per le strade di Gerusalemme, e allora decise di creare l’orfanotrofio “Dar Al Tifl”, che è stato una vera e propria casa per oltre 3000 ragazze. Inizialmente, Hind finanziò l’istituto con il suo denaro, con tutto quello che le era rimasto delle proprietà di famiglia, creando una vera e propria oasi per le giovani ragazze Palestinesi. Credo ci sia un’enorme differenza tra un bambino che cresce in un’atmosfera come questa e un bambino che invece cresce in un campo profughi, separato dal resto del mondo da un muro di cemento. In questa storia abbiamo la possibilità di vedere entrambi questi mondi. Miral è una giovane ragazza che ha vissuto presso l’Istituto Dar Al Tifl. Lei è il risultato
dell’amore di Hind, dell’istruzione che ha saputo darle. All’inizio della sceneggiatura leggiamo, “Miral è un fiore rosso che cresce ai lati della strada. Probabilmente ne avrete visti milioni”. La maggior parte delle persone guidano lungo la strada senza neanche notare la loro bellezza. Seguo la storia di Israele da tutta la vita. Da bambino, a New York City, vidi Exodusal Rivoli Theatre assieme ai miei genitori. Tutti quanti si alzarono in piedi quando nel film cantarono ‘l’Hatikvah’, portandosi le mani al petto. Mia madre e mio padre erano molto, molto orgogliosi. Hanno collaborato con l’Hadassah1e la B’nai Brith2”. Vent’anni fa, i miei dipinti sono stati ospitati in una mostra presso il Museo Israeliano di Gerusalemme. I miei genitori avevano programmato di venire a vederla ma non ci riuscirono perché fu proprio allora che iniziò l’Intifada. Girare questo film a Gerusalemme mi ha permesso di vedere questo mondo così diverso per la prima volta, e di lavorare in un ambiente che solo in pochi hanno visto veramente. Lì sono stato testimone della lotta tra l’umanità e l’ideologia. E’ di questo che parla il film. Miral cresce intrappolata in questo vortice e cerca di sopravvivere e di imparare, e alla fine sceglie di dedicarsi alla pace.

Parla la scrittrice Rula Jebreal:

Ognuna delle storie raccontate nel mio libro e in questo film è vera. Ho cambiato i nomi, ho collegato gli eventi, ho mescolato personalità e personaggi differenti, ma è tutto vero. Non esiste spazio per l’immaginazione nel Medio Oriente. Puoi solo raccontare quello che hai visto coi tuoi stessi occhi. Ogni singolo giorno questo luogo ti obbliga a decidere chi devi essere e cosa devi fare. E’ un qualcosa che ti viene imposto. Dopo che ho lasciato Gerusalemme per recarmi in Europa, ho sentito che i miei ricordi, la mia identità mi erano stati rubati. Ho capito che dovevo raccontare la mia storia, dovevo unire il mio passato con il mio futuro, non solo perché era importante per me, ma perché ci sono tante ragazze che hanno vissuto queste stesse cose e che le vivono tutt’ora. Miral in parte sono io… ma è anche tutte queste ragazze. Ho scritto questo libro per i miei figli, per mia figlia Miral e per tutte le altre Miral che vivono ancora a Gerusalemme. Per Julian, nel tradurre il libro nel film, la cosa più importante era riuscire a mantenere l’onestà di queste storie e di questi personaggi. Mi ha fatto moltissime domande: chi, dove, cosa e perché. Ha tentato di comprendere questo argomento in tutta la sua profondità. Quando abbiamo iniziato le ricerche per le location e per gli attori del film, voleva andare praticamente ovunque. Voleva vedere ogni cosa coi suoi occhi, voleva parlare con le persone da ogni prospettiva possibile. Siamo andati a Ramallah, a Jaffa, ai campi profughi. Voleva comprendere i conflitti interiori che dividono i Palestinesi. Prima di ogni ciak mi chiedeva: “E’ realisticamente autentico?” Come accade a Miral, ad un certo punto, anche per me è arrivato un punto di svolta in cui ho sentito di dovermi impegnare attivamente. Oggi, posso dire che l’amore e i valori che ho ricevuto da Hind Husseini – che credeva fermamente nella virtù dell’istruzione – mi hanno salvato la vita. Più avanti nella mia vita, in veste di giornalista, ho avuto l’opportunità di essere testimone dei conflitti in Iraq, Afghanistan e Pakistan, che mi hanno fatto capire che l’istruzione è senza dubbio la migliore arma. E’ questo che il film e la vita di Miral raccontano. Mostrano come l’istruzione possa distruggere e disarmare il fanatismo. Oggigiorno, molto spesso, sembra che l’unica soluzione possibile sia quella militare, mentre, l’unica vera speranza per le persone normali, che cercano di vivere delle vite reali, è la diplomazia e la pace.

Festival di Venezia