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I Viaggiatori: incontro con il regista Ludovico Di Martino e il cast del film Sky Original

Blogo ha incontrato e intervistato regista e cast de “I Viaggiatori”, l’avventura fantascientifica Sky Original in arrivo su Sky Cinema il 21 novembre.

pubblicato 16 Novembre 2022 aggiornato 21 Novembre 2022 17:02

Dopo la tappa alla Festa del cinema di Roma (Alice nella Città), dal 21 novembre in esclusiva su Sky Cinema (in streaming solo su NOW e disponibile On Demand) l’avventura d’azione fantascientifica I Viaggiatori, una produzione italiana targata Sky Original e Groenlandia che ci racconta di un accidentale viaggio nel tempo fino all’Italia fascista che potrebbe cambiare il corso della storia e il futuro del mondo.

“I Viaggiatori” è un Film Sky Original di Ludovico Di Martino che vede protagonisti un gruppo di ragazzi che, grazie a una strana macchina del tempo, viaggeranno fino al 1939, nella Roma fascista di Benito Mussolini. Nel cast, assieme a Matteo Schiavone nel ruolo di Max, Fabio Bizzarro nei panni di Flebo, AndreaGaia Wlderk in quelli di Greta, Francesca Alice Antonini in quelli di Lena, Gianmarco Saurino nel ruolo di Beo e Federico Tocci nel ruolo di Vulcano, ci sono Fabrizio Gifuni nel ruolo di Luzio e Vanessa Scalera nei panni della Dottoressa Sestrieri.

Blogo ha incontrato il regista Ludovico Di Martino e gli attori Matteo Schiavone, Fabio Bizzarro, AndreaGaia Wlderk, Francesca Alice Antonini, Gianmarco Saurino e Vanessa Scalera . A seguire trovate il resoconto dell’incontro con regista e cast a compendio del video allegato all’articolo con ulteriori interviste.

In apertura viene sottolineato quanto l’intera operazione del regista Ludovico Di Martino sia stata coraggiosa rispetto all’affrontare un genere così insolito per il cinema italiano, con una produzione così grande e un cast di attori talentuosi, ma molto giovani. Di Martino ci tiene a sottolineare che il coraggio non è stato tanto il suo, ma quello dei produttori che hanno creduto in un film che sembrava sulla carta impossibile da realizzare.

Ludovico Di Martino: E’ difficile trovare chi finanzi un film del genere. Mi piace pensare che sia stato frutto di un processo assolutamente naturale e anche irrazionale, c’ è stata una prima fase di prime stesure in cui ci chiedevano, ok si bello ma come fate a fare questo film, e noi “si può fare si può fare”, poi ad un certo punto c’è stato un momento in cui ci siamo accorti delle difficoltà grosse che avremmo incontrato. Però tutto ruota attorno al concetto di gioco che è un concetto moto serio che però il nostro cinema deve ancora finire di scoprire a fondo, la serietà del gioco e quanto un film debba divertire e coinvolgere cercando di veicolare messaggi puri. Questo è il cinema con cui io, e penso anche molti dei presenti, sono cresciuto, per questo parlo di naturalezza e spontaneità, è stato un film molto libero che abbiamo affrontato con estrema libertà.

Vanessa Scalera che interpreta la Dottoressa Sestrieri descrive l’esperienza sul set come un viaggio bellissimo, grazie soprattutto all’umanità del regista Di Martino e al suo saper rapportarsi con gli attori.

Ludovico è un regista straordinario che ha potuto contare su una componente, gli faccio un complimento enorme, che riguarda gli attori… tu puoi essere un genio, ma se non ha un buon rapporto con gli attori è tutto inutile. Beh lui ha una componente che è la voce…perché è una voce che mette tranquillità e quando dice le cose, quelle sono. Uno non ci pensa mai, ma i registi devono avere una voce straordinaria secondo me. Poi mi è piaciuto tantissimo il lavoro che ha fatto con i ragazzi, io poi la realizzazione di quel lavoro la rivedevo sul set e sullo schermo e mi ha dato grande soddisfazione…e vedere la passione che ha, che ci mette, la passione, l’abnegazione, mi piacciono le persone appassionate. Qualche volta promuovi dei film e poi vai a vederli e dici ma cosa ho fatto? Questo film mi è piaciuto proprio tanto, mi è piaciuto davvero…ero galvanizzata…che bella cosa che abbiamo, che ha fatto, ho pensato e sono davvero felice di aver partecipato.

Il regista Di Martino spiega le fonti d’ispirazione per il personaggio della Dottoressa Sestrieri di Vanessa Scalera, mentre l’attrice racconta come è stato approcciarsi alla fase di trucco speciale e all’interpretazione di un personaggio anziano.

Ludovico Di Martino: In realtà in fase di scrittura avevamo un riferimento che non ho mai detto perché avrebbe confuso le acque, che è Ade del film Hercules, poi andando a sviscerare e sviluppare il personaggio ci siamo resi conto che poteva essere anche molto credibile, questa figura di cattivo, un cattivo di parola. L’idea era di creare qualcosa con il trucco prostetico e di portare Vanessa più avanti con l’età per ritrarre una donna che ne ha subite tante, che arriva ad un punto che nessuno nel presente gli avrebbe offerto una possibilità, mentre il passato gliela offre, e questo la fa rinascere, la ringiovanisce paradossalmente, lei è l’unica che viaggia indietro e ringiovanisce con lo spirito. E bello avere dei cattivi che hanno delle motivazioni condivisibili, cioè diventano dei personaggi provocatori. Se anche io oggi sono un ricercatore e mi tolgono i fondi e il regime di Mussolini mi da una possibilità che faccio io non me la prendo?

Vanessa Scalera: E’ stato un gioco per me vedermi in quei panni, ma avendo un’altra faccia è stato un po’ difficile lavorare sul corpo, anche perché con gli abiti che avevo, che mi fasciavano un po’ di più; era un modo per ritrovare anche una certa sensualità in questa donna che nel 1939 si ritrova anche a riscoprire se stessa rispetto a come era prima, una sorta di fioritura. La componente più difficile è stata tenere a bada un corpo esile e abbastanza atletico…è una donna che ha ritrovato una certa vitalità perché il suo genio le viene riconosciuto.

Al regista Di Martino viene chiesto di Luzio, uno spietato villain che guida una speciale squadra di polizia  fascista, interpretato nel film da Fabrizio Gifuni.

Luzio è un cattivo a tutto tondo, un fascista che crede nel fascismo e gestisce una guardia armata che poi è l’OVRA, questi servizi segreti fondati da questo Bocchini [Arturo], che facevano abbastanza paura, basta guardare una foto di Bocchini, sembra Satana, no so se avete mai visto una foto di Bocchini. Da cui l’idea di utilizzare un attore come Fabrizio Gifuni,  che come Vanessa (Sclera] potesse dare…ecco nella adultità la cosa divertente del film è che i cattivi sono  adulti e quindi gli attori che dir si voglia maturi, anche a livello di esperienza, sono dalla parte dei cattivi i giovani sono dalla parte dei buoni.

Il regista parla del fatto non scontato che grossi produttori come Sky scommettano sulle storie piuttosto che su cast con nomi di richiamo.

Questo rientra nel discorso in cui invito ad una riflessione collettiva sul fatto che non è scontato che chi produce, vedi Sky e Groenlandia in questo caso, non lo dico per piaggeria ma lo dico proprio per fare un’analisi del nostro sistema produttivo. Non è scontato investire cifre così importanti in film che appunto hanno anche la pretesa di mettere al centro del racconto attori giovani, volti nuovi, perché spesso si cerca qualcuno che sia una garanzia. Quindi non è tanto coraggio mio, ma di chi ti da poi la possibilità di realizzarlo, perché per me è scontato. Io amo gli attori e l’idea di fare un film con attori così giovani mi esaltava perché in qualche modo essendo alle prime esperienze hanno anche meno filtri e quindi è tutto un discorso di libertà che ci si può prendere, è ovvio che è un rischio, però è anche così che si raggiunge una freschezza che spero arrivi poi guardando il film nel suo complesso. Poi secondo me non bisogna pensare di fare i film con i nomi o senza nomi, ci sono attori bravi e attori che non sono bravi, questa è la verità che non riusciamo a dire. Magari riusciamo a fare film con attori che non sono bravi ma che sono dei nomi, questa è la verità. Un attore è un attore, potenzialmente tutti, non ricordo chi diceva questa cosa, tutti possono fare gli attori tranne alcuni attori. Io credo molto in questo. Se poi c’è una cosa su cui si può riflettere un po’ di più è che siamo un paese che non è ancora riuscito a creare uno star-system di attori giovani, quindi è molto difficile, forse adesso con qualche serie tv questa cosa sta iniziando. Poi però vai a vedere “Dune” a Venezia e fa quel casino non solo perché è Villeneuve, ma perché ci sono questi due giovani attori protagonisti, è anche frutto di un sistema sano che crede e investe negli attori giovani; e se Timothée Chalamet fa un film e quel film è un buon film, e lui si dimostra un buon attore, il sistema americano gliene farà fare altri quindici di film, due anni e crea una star, una cosa che il nostro sistema produttivo ancora fatica a fare. Io non vedo l’ora di rivedere questi ragazzi in altri film e in altre serie, me lo auguro davvero.

Di Martino parla dei film che hanno influenzato “I Viaggiatori” e di quelli che lo hanno influenzato a livello personale e con cui è cresciuto.

Vedi “I Goonies”, è un film che non fa parte della mia adolescenza e quando l’ho visto non mi è piaciuto, poi magari arriva qualcuno che mi dice guarda che “Space Jam” non è un buon film e mi viene voglia di tirargli il tavolo addosso [ride], perché io ci sono cresciuto. Il cinema con cui si cresce è indiscutibilmente bello ed è inattaccabile. Io sono un grande fan di Spielberg e di Zemeckis, quindi per rispondere alla domanda è ovvio che facciamo riferimento a quel cinema lì.

Il regista argomenta il termine “cortocircuito “, che ha descritto come la parola chiave che ha sbloccato il processo creativo che c’è dietro la realizzazione de “I Viaggiatori”, il regista parla anche della scelta del periodo fascista come linea temporale del suo viaggio nel tempo.

“Cortocircuito” è stata la parola chiave anche nella costruzione del film, ma anche prima della scrittura, l’idea era proprio i nostri ragazzini li portiamo nel ’39 inseguiti da un gruppo di guardie fasciste, questo era il nostro punto di partenza ancor prima di approfondire la questione. Per quanto riguarda l’idea del periodo fascista, è stata la prima idea assolutamente spontanea che ci è venuta in mente, perché ci affascinava questa distanza relativamente ampia tra noi e questa fase storica sulla carta, che poi viene invece percepita come una distanza siderale; io stesso se penso al ’39 penso a qualcosa che è successo più di ottanta anni fa, da quando c’è stata la Marcia su Roma sono trascorsi circa cento anni, in realtà non sono molti. Invece credo ci sia una specie di barriera secondo me, tra la mia generazione e la loro [indica i ragazzi del cast] con tutta questa parte della storia, c’è molta freddezza, ci affacciamo sulla storia come un libro impolverato invece di approfondirlo e provare a viverlo, anche perché poi altrimenti le cose si ripetono. L’immagine è di questi ragazzi che passeggiano in una Roma che non è la Roma della guerra, è una Roma in cui la guerra non c’è, all’apice del Ventennio e probabilmente apparentemente ordinata. Ad un certo punto uno dei ragazzi si chiede, ma perché è tutto così pulito? Non dovrebbe esserci la guerra? Nessuno pensa che ci sono stati venti anni di regime in cui la gente passeggiava, andava a comprare i vestiti. C’è stato un momento in cui ci siamo chiesti “Ma perché proprio il Fascismo?”, ci abbiamo pensato, ma era forte il desiderio di tentare di abbattere questo muro, questa distanza tra noi e la nostra memoria riguardo ad una storia davvero recente.

Al giovane cast viene chiesto di riassumere la loro esperienza sul set e come hanno approcciato questa esperienza.

Matteo Schiavone (Max): Io non ero abbastanza consapevole, me la sono goduta, ho pensato più all’attimo, al momento, a divertirmi e a scoprire cose nuove, ma soprattutto a parlare con persone più grandi di me, con più esperienza per molti mesi. E’ stato più il fattore umano che professionale.

Fabio Bizzarro (Flebo): Anch’io in realtà non ero prontissimo, come Ludovico [Di Martino] ricorda benissimo. Come è entrato nella stanza del ritiro* mi ha detto “daje famo sto film”. E’ stata una bella esperienza, è stato divertente, faticoso, impegnativo, ma allo stesso tempo ho imparato molto, come ad esempio a stare con persone più grandi, con più esperienza e adulte. Noi che siamo più piccoli impariamo, soprattutto io e Matteo, non solo a livello attoriale, ma anche a livello umano.

AndreaGaia Wlderk (Greta): Per me l’esperienza del set è stata diversissima dall’accademia e dal teatro. Il set è stato qualcosa per cui la scuola ti prepara fono ad un certo punto; ho dovuto fare i conti tantissimo con l’idea “sono uscita dall’accademia e quindi adesso sono pronta” quando in realtà non sei pronta e ti trovi a ricominciare da capo. Gianmarco [Saurino] ci ha detto una cosa bellissima al ritiro…in quei giorni lì la pressione mi è salita tantissimo, ho sentito tutto il peso di quello che stavamo per fare e Gianmarco mi ha detto: “Non ti fidare della vocina che ti dice non sei brava abbastanza, non ascoltarla e fidati degli altri, fidati di Ludovico, fidati dei ragazzi”. Anche Ludovico è stato per me un faro importantissimo in questo viaggio.

Francesca Alice Antonini (Lena): All’inizio pensavo di stare un po’ più tranquilla dato che tre anni e mezzo fa ho girato un film in Cina diretto da Simon West [The Legend Hunters, ndr) dove però si trattava più di avventura che di azione, qualcosa più alla Indiana Jones. Quindi pensavo di poter stare abbastanza tranquilla quando mi hanno detto “Francesca allora sei pronta?” e io “Ma certo!”. Quando sono andata in palestra ho pensato: “Va beh dai più o meno ci siamo, qualcosa ho fatto”. La mia difficoltà non è stato tanto il set che è faticoso, ma non era il mio primo set, la ritmica e a livello visivo era tutto più o meno nella norma. La cosa eclatante per me è stato in poco tempo, circa un mese in palestra, imparare arti marziali da zero. Ho fatto molto sport quando ero più piccola, ma combattimento o cose del genere non le avevo mai fatte, mio malgrado, perché evidentemente se tutta questa cosa ha funzionato è forse perché ho questa roba repressa in me da una vita e perché mi piace. Per un mese mi sono messa lì ed è stato incredibile perché dopo due settimane di palestra avevo zero coordinazione, non ero credibile e avrei fatto schifo e invece è stato pazzesco per me, perché ho dovuto stringere i denti e crederci fino in fondo. A quel punto è scattata la molla del “fomento” più totale e il fatto che gli avversari fossero dei fascisti ha chiuso una sorta di cerchio, di quando avevo quattordici anni, il primo cordone, a fare le manifestazioni e il voler spaccare di botte questa gente e Ludovico mi ha dato questa possibilità. E’ stato assurdo perché, non so se a voi torna come immagine, ma già è difficile far sembrare una persona in grado di portare un motorino, hai presente la scena del ragazzo che aspetta fuori dal ristorante ed è seduto sul motorino lo capisci subito se quella persona non è abituata a portare il motorino nella vita reale, figurati muoverti con una lancia e sembrare credibile…sono stata molto contenta del risultato finale.

Prima dei saluti a cast e regista viene chiesto quale epoca ognuno di loro vorrebbe visitare in un ipotetico viaggio nel tempo: Vanessa Scalera sceglie il Medioevo (“Per provare l’estasi totale”), Gianmarco Saurino il periodo della Rivoluzione francese (“Mi ha sempre affascinato”), Matteo Schiavone viaggerebbe indietro fino al 1500, AndreaGaia Wlderk invece al tempo dei Romani (“o ancora prima delle tribù italiche”), Fabio Bizzarro preferirebbe un viaggio nel futuro, Francesca Alice Antonini ha optato per l’antica Grecia mentre il regista Ludovico De Martino ha scelto l’Italia degli anni ’50 e ’60 (“Soffro il fatto di non essere cresciuto a quei tempi”).

*Il regista Ludovico De Martino ha spiegato che prima delle riprese il cast si è riunito per un ritiro ai Castelli Romani dove hanno trascorso giornate insieme allo scopo di fare gruppo.