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Stasera in tv: “La casa in fondo al lago” su Rai 4

Rai 4 stasera propone “La casa in fondo al lago”, film horror del 2021 di Julien Maury e Alexandre Bustillo con Camille Rowe, James Jagger, Carolina Massey ed Eric Savin.

3 Maggio 2023 11:24

La casa in fondo al lago (The Deep House), su Rai 4 il film horror del duo di registi francesi Julien Maury e Alexandre Bustillo (À l’intérieur) che dopo aver rivisitato il genere “vampire” con Livide, ora si approcciano al il filone “case infestate” raccontando la storia di una casa sommersa dal truculento passato.

La casa in fondo al lago – Cast e doppiatori

Camille Rowe: Tina
James Jagger: Ben
Carolina Massey: Sarah Montegnac
Eric Savin: Pierre

Doppiatori italiani

Valentina Favazza: Tina
Luca Mannocci: Ben
Sergio Lucchetti: Pierre

La casa in fondo al lago – Trama e trailer

Tina e Ben sono una coppia di giovani youtuber specializzati in video di esplorazione subacquea. Durante le immersioni in un remoto lago francese, scoprono una casa sommersa in acque profonde. Quella che inizialmente era una scoperta unica si trasforma presto in un incubo quando capiscono che la casa era teatro di crimini atroci. Intrappolati, con le loro riserve di ossigeno che cadono pericolosamente, Tina e Ben si rendono conto che il peggio deve ancora venire: non sono soli in casa.

Il nostro commento

Julien Maury e Alexandre Bustillo, registi del brutale À l’intérieur e del suggestivo Livide si cimentano con il filone delle “Case infestate”, e per farlo scelgono un formato found-footage ibridato e una location subacquea davvero suggestiva. La location diventa così interprete di una narrazione sospesa nel tempo e nello spazio che non piacerà a chi cerca colpi di scena, gore e “jumpscare” a profusione. Il duo di cineasti francesi rischiano di deludere il pubblico generalista in cerca di spettri, mostri ed ettolitri di sangue, qui la discesa negli inferi dei due protagonisti è lenta e inesorabile e li porterà fin nelle “fauci” della casa, le cui mura trattengono la pura malvagità di cui è pregna ogni stanza ed oggetto. “La casa in fondo al lago” è un’operazione audace che incontrerà uno zoccolo duro di detrattori, ma avrà anche una fetta di estimatori che troveranno suggestiva l’atemporalità e l’inquietudine che trasmette l’ambientazione subacquea. Una volta inoltratisi all’interno del “mostro” solamente assopito le capacità registiche innegabili di Maury e Bustillo catturano e filtrano gli stilemi di questo prolifico sotto-genere regalando qualche brivido ben dosato e una visione “altra”, rispetto ad un formato che definire abusato è un eufemismo.

Curiosità sul film

  • Julien Maury e Alexandre Bustillo hanno anche scritto la sceneggiatura del film con Julien David e Rachel Parker che hanno curato l’adattamento dei dialoghi per l’edizione inglese, Maury e Bustillo hanno diretto il notevole À l’intérieur, l’intrigante Livide e il deludente Leatherface – Il massacro ha inizio, prequel del cult Non aprite quella porta del 1974.
  • Tra i produttori del film c’è il regista francese Louis Leterrier molto attivo in quel di Hollywood, tra i suoi crediti L’incredibile Hulk con Edward Norton, il sequel Scontro tra titani, il thriller Now You See Me – I maghi del crimine e la serie tv Dark Crystal – La resistenza di Netflix.
  • Il motto della famiglia Montagnac è la traduzione francese di una famosa citazione di H.P. Lovecraft: “Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col passare di strani eoni anche la morte può morire.”
  • I registi hanno spiegato in un’intervista con che “la casa è stata costruita su grandi griglie e progressivamente immersa in una vasca d’acqua profonda nove metri e larga 20”. e “Non potevamo lasciare l’intera casa nell’acqua per giorni alla volta perché le decorazioni sarebbero state rovinate, quindi immergevamo solo parti della casa sott’acqua e giravamo scene piano per piano”. e “È stata una ripresa rischiosa: far scendere gli attori e parte della troupe a sei metri di profondità era molto raro e difficile da assicurare. A Maury e Bustillo non era permesso scendere laggiù e stavano seguendo le riprese su cinque o sei monitor e quattro macchine da presa.”
  • L’immersione continua avrebbe rischiato di uccidere entrambi i subacquei, quindi l’immersione era di 30 metri per circa 60 minuti: secondo il modello di decompressione di Haldane, respirare aria atmosferica a questa profondità per quel lasso di tempo richiederebbe 97 minuti di decompressione in acqua (supponendo che i subacquei non abbiano portato una camera iperbarica portatile e ossigeno). Risalire da 30 metri alla superficie dopo 60 minuti, senza fermarsi per decomprimere nella colonna d’acqua, provocherebbe lesioni da decompressione catastrofiche. Inoltre, trattenere il respiro durante la risalita comporterebbe ulteriori e devastanti lesioni subacquee (ad es. embolia gassosa arteriosa e/o polmonare).
  • Il film è ambientato nel sud della Francia.

Intervista ai registi

Come vi è venuta l’idea di girare un film su una casa infestata sott’acqua?

Alexandre Bustillo: Julien e io amiamo fare passeggiate insieme e scambiarci idee mentre camminiamo – ed è così che è nato La casa in fondo al lago. In una particolare passeggiata, ci siamo resi conto che entrambi amavamo i film sulle case stregate e i film ambientati sott’acqua e che volevamo combinare le due cose. Quella sera avevamo il titolo e il pitch: “Cosa succede quando due subacquei rimangono imprigionati sott’acqua?”. Abbiamo portato questa semplice idea al nostro produttore.

Julien Maury: Ci piace quando mondi improbabili si scontrano, è un approccio che è stato spesso una forza trainante per noi. Prendiamo idee e mettiamo insieme elementi che non sono una combinazione scontata. Ad esempio, in Livide abbiamo mescolato vampirismo e danza classica, un’associazione che non si vede tutti i giorni. Fa parte del nostro modo di lavorare e, come dice Alex, è spesso il risultato di sessioni di brainstorming, in cui siamo in modalità ping-pong.

L’acqua è spaventosa e opprimente, ma può anche essere rassicurante e avvolgente.

AB: Questo è esattamente il motivo per cui eravamo visivamente interessati all’acqua! L’acqua nel cinema è affascinante perché è onirica, quasi magica, e senza aggiungere nulla, possiamo catturare la materia, una luce diversa, particelle sospese… A livello simbolico, l’acqua fornisce un ambiente confortevole che evoca il grembo materno, ma allo stesso tempo provoca ansia e rappresenta un pericolo onnipresente.

JM: È anche un elemento che viene sfruttato relativamente poco nel cinema – non ci sono molti film che si svolgono sott’acqua. Quelli che esistono sono spesso realizzati utilizzando immagini artificiali perché è molto difficile girare sott’acqua. Per noi è stato affascinante confrontarci con queste sequenze perché anche con il suo lato rassicurante, come ha detto Alex, l’acqua non è un elemento naturale per gli esseri umani. Certo, abbiamo giocato su questo aspetto: il film si apre con una scena in una vasca da bagno che evoca proprio il piacere dello stare nell’acqua, e il film stesso parla di una discesa agli inferi in fondo a un lago! La casa, una creatura malvagia con una volontà propria, incarna ciò che si trova sotto la superficie dell’acqua: misteri che ci terrorizzano.

Siete riusciti a collegare questo concetto ai temi di grande attualità degli youtuber e dei social network…

AB: In realtà, quello era più un contesto che derivava dal processo di scrittura e sviluppo dei personaggi. Nelle fasi iniziali, non avevamo in mente scene sulla terra: la storia iniziava sott’acqua e i personaggi comunicavano nella lingua dei segni. Era un concept film, radicale, senza dialoghi. Tuttavia, ci siamo subito resi conto che era troppo estremo e che avremmo dovuto fare delle concessioni, comprensibilmente. È stato allora che abbiamo iniziato a sviluppare i personaggi. E come giustifichi il fatto che siano forniti di telecamere e seguiti da un drone? Trasformandoli in youtuber amanti dell’urbex che filmano tutto! Noi non apparteniamo alla generazione YouTube, che deve filmarsi costantemente, ma i nostri personaggi sì – ci è sembrato logico che dovessero stare attaccati ai social network per legittimare il loro lato esibizionista.

JM: È diventato parte integrante del film che, in termini assoluti, ha giocato un ruolo positivo nello sviluppo dei personaggi. Nella nostra idea originale, non avevano una storia passata e nemmeno un nome, quindi abbiamo dovuto lavorarci sopra, definirli.

Il set è un personaggio a sé stante. Come lo avete affrontato?

AB: Inizialmente, non abbiamo pensato davvero al set in termini di ciò che potevamo o non potevamo costruire sott’acqua. Non ci siamo posti limiti nella scrittura, anche se sapevamo che il film avrebbe avuto un budget modesto. Una volta terminata la sceneggiatura, che descriveva nel dettaglio tutte le stanze della casa che vedrete sullo schermo, lo scenografo non ci ha mai detto neanche una volta che qualsiasi parte di essa fosse irrealizzabile. Ha lavorato costantemente per trovare soluzioni in modo che tutto ciò che avevamo immaginato sarebbe apparso sullo schermo. Detto questo, io e Julien abbiamo eliminato alcuni set perché i personaggi sarebbero stati lì solo per un breve periodo. La casa è stata concepita in funzione della trama, in quanto volevamo che avesse alcuni ambienti emblematici, come la cantina e la mansarda, e poi gli altri ambienti come la cucina e il soggiorno. Volevamo anche lasciare alcune porte chiuse per mantenere un senso di mistero, ed è per questo che non si entra mai in bagno. Adoriamo l’urbex e i film di esplorazione, e dato che LA CASA IN FONDO AL LAGO si svolge quasi in tempo reale e i personaggi hanno circa un’ora di ossigeno per stare sott’acqua, noi abbiamo avuto anche un’ora per raccontare la storia! Quindi un altro motivo per cui non potevamo passare attraverso tutte le stanze.

Dove avete girato? In quali condizioni?

JM: Vicino a Bruxelles, in una piscina concepita per le riprese di film, video musicali e pubblicità. Quando abbiamo iniziato a esaminare seriamente la fattibilità del film, abbiamo esaminato le piscine di tutto il mondo e questa ci è sembrata l’opzione migliore. Era nuova di zecca, quindi siamo stati tra i primi a girare lì e la struttura era eccezionale. La cosa più importante è che la piscina è profonda 9 metri, quindi abbiamo potuto posizionare i nostri set senza alcun problema. Aveva persino un pavimento mobile, fatto come una griglia, che poteva salire in superficie. Quindi, abbiamo finito i set e li abbiamo portati nella piscina, prima di posizionarli sulla griglia e abbassarli giù nel fondo. Ma entrambi siete rimasti asciutti…

JM: Sì, ed è stato un modo molto insolito di lavorare perché avevamo i video sul combo che ci dava i filmati in tempo reale da tutte le telecamere: il drone, i caschi da immersione e la videocamera portatile di Ben. Di conseguenza, abbiamo avuto un enorme volume di giornalieri ogni giorno. Fortunatamente, avevamo un montatore al nostro fianco che li esaminava e li classificava, per facilitare il lavoro del montatore capo a Parigi. Abbiamo dovuto adattarci a questo nuovo modo di lavorare. A volte era un po’ frustrante perché gli attori, che partecipano attivamente alla costruzione del film, erano sott’acqua, mentre noi eravamo in superficie e dovevamo dirigerli a distanza.

Il Direttore della Fotografia del film è Jacques Ballard, specializzato in riprese subacquee. Come lo avete scelto?

AB: Nei nostri ultimi due o tre film, Julien ed io abbiamo lavorato con Direttori della Fotografia diversi, per non rimanere in un circuito chiuso e per poter lavorare con nuovi collaboratori. In Kandisha, che abbiamo girato poco prima di questo film, abbiamo lavorato con Simon Roca, che non aveva mai girato un film horror. Per La casa in fondo al algo avevamo bisogno di uno specialista in riprese subacquee e così il campo delle possibilità si è rapidamente ristretto. Il nome di Jacques è venuto fuori molto presto. È anche un eccellente Direttore della Fotografia in superfice, ma è appassionato di immersioni. Siamo rimasti stupefatti dal suo lavoro sul video di Beyoncé, “Runnin'”, che presenta una coppia sott’acqua e che è stato realizzato dal vivo. Era chiaramente un ottimo professionista e pensavamo che avesse almeno 50 anni, ma ne ha 35! Pochi film includono riprese subacquee, quindi un lungometraggio interamente sott’acqua è stata una manna dal cielo per lui. Ha lavorato alle sequenze subacquee de il richiamo del lupo, ma non a quelle sulla terra. Questa volta, si è ritrovato come Direttore della Fotografia subacquea di un film che si svolge quasi interamente sott’acqua. Sembra che abbia giocato un ruolo essenziale nel risultato finale del film.

Il film è profondamente cinematografico, nel senso che utilizzate tutto ciò che la mise en scène offre: il gioco della profondità di campo, l’oscurità, l’illuminazione estremamente mirata con il drone e le torce, i fuori campo, la telecamera a mano…

AB: È stata l’impostazione della nostra regia subacquea che ci ha dato un nuovo modo di lavorare con queste action cam. In realtà avevamo quattro sistemi di ripresa: il drone, due action cam e una telecamera a mano. Questo ci ha concesso molta latitudine per moltiplicare gli assi della fotocamera. Sott’acqua, ovviamente, non puoi usare binari o Steadicam, ma se vuoi uno scatto in immersione, lo chiedi semplicemente al sub. A causa dell’assenza di gravità, la messa in scena diventa totalmente libera, che è anche la cosa che ci ha fatto desiderare di fare questo film. È un po’ come nello spazio, dove sei libero da macchinari e gravità, lasciando la possibilità di inquadrature puramente cinematografiche. I vincoli che avevamo erano produttivi per la libertà artistica.

Il film impiega anche un’estetica da videogioco…

AB: Volevamo realizzare un film coinvolgente, vicino a un videogioco, in cui il giocatore apprende l’azione attraverso gli occhi del suo avatar. Siamo sempre stati giocatori accaniti e i videogiochi sono probabilmente la forma d’arte che ci appassiona di più dopo il cinema. In effetti, entrambi pensiamo che i due siano strettamente collegati. Allo stesso modo in cui, nei videogiochi, puoi controllare la telecamera attorno al tuo avatar, qui è diventato possibile, grazie all’acqua, fare la stessa cosa attorno ai nostri attori. È un riflesso tratto dalla libertà delle fotocamere dei videogiochi.

Siete stati tentati di realizzare il film interamente in found-footage?

JM: Non volevamo rinunciare al decoupage, era importante per noi mantenere una narrazione attraverso l’immagine – aggrapparci ai pilastri cinematografici e non rinunciare agli effetti reali della regia. Questo richiedeva molto tempo, ma ci siamo impegnati a girare con strumenti cinematografici. Il found-footage è un dispositivo interessante che raccoglie molte riprese, ma ti ritrovi con il film di un montatore. Non è quello che volevamo fare noi.

Quali sono stati i vostri riferimenti cinematografici?

AB: Anche se mi viene in mente Gravity e adoriamo il film di Cuarón, il nostro riferimento principale era In Dreams di Neil Jordan. Quel film si apre con una sequenza subacquea in un villaggio sommerso, con due sub. Ne siamo sempre stati affascinati, la nostra linea di pensiero è stata: “riuscite a immaginare questa scena di apertura che dura più di 1h30?”

JM: Gravity è un’impresa tecnica mentre noi volevamo esplorare l’esperienza emotiva. L’acqua fornisce una diversa energia viscerale. Più che un susseguirsi di avventure, era l’esperienza sensoriale che cercavamo, soprattutto perché l’elemento acquatico porta una vera e propria claustrofobia.

Come avete scelto i due attori principali?

AB: Camille Rowe, che abbiamo scoperto in Rock’n’roll di Guillaume Canet, è salita a bordo molto rapidamente ed è stata una delle nostre prime scelte. Anche lei è franco-americana, come il suo personaggio. L’abbiamo contattata mentre stavamo ancora girando Kandisha ed è stata subito conquistata dal concept del film. Camille è davvero carismatica e anche molto fotogenica, mi ha colpito perché è riuscita a superare una forte claustrofobia. Per il personaggio di Ben, ci siamo avvicinati a due o tre attori sulla trentina che avevamo visto in varie serie TV, ed eravamo rimasti entusiasti di James Jagger in Vinyl. Siamo stati molto fortunati perché gli è piaciuto molto il ruolo.

JM: Avevamo bisogno di due attori che fossero immediatamente coinvolgenti. Sapevamo che nella storia si sarebbero trovati rapidamente sott’acqua, il che ci ha privato di un’intera tavolozza di emozioni poiché sono rapidamente dietro una maschera e perdiamo le loro espressioni. Avevamo bisogno di attori che avessero occhi espressivi, che trasmettessero immediatamente emozione e ispirassero empatia nonostante tutta la loro attrezzatura subacquea.

Vi siete astenuti completamente dall’usare VFX?

AB: Come ha detto Julien, ci sono due modi per girare sott’acqua. O giri in autentiche ambientazioni subacquee, oppure giri su green screen, all’asciutto e al rallentatore, per dare la sensazione che le persone siano ostacolate nei loro movimenti dall’acqua. È proprio quello che non volevamo fare.

La casa in fondo al lago – la colonna sonora

  • Le musiche originali del film sono del compositore Raphaël Gesqua che ha già collaborato con i registi Julien Maury e Alexandre Bustillo per Livide. Gesqua ha musicato anche il corto “X” dell’antologia horror The ABCs of Death 2 e ha fornito musica ad una lunga lista di videogiochi (Flashback, Shaq Fu, Fade To Black, Legend of the Dragon, Guslingers, Toki)

https://www.youtube.com/watch?v=PGh1TsNAPaE