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I 10 migliori film del 2012 secondo Roger Ebert

I migliori film del 2012 secondo la critica: ecco le classifiche dei Cahiers Du Cinéma, di Sight & Sound e di Roger Ebert. Leggile su Cineblog.

pubblicato 27 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:55

Una delle Top 10 più attese dell’anno. Forse la più attesa, anche più di quella dei Cahiers Du Cinéma e di Sight & Sound (che trovate dopo il salto). I 10 migliori film del 2012 di Roger Ebert sono arrivati, postati personalmente dal critico sul suo blog. E si sta già discutendo parecchio in rete, viste le mancanze, le “sorprese” e diverse cose che riguardano Ebert in prima persona.

Prima precisazione: dopo i problemi di salute che l’hanno ulteriormente costretto a diverse visite in ospedale (causa una frattura), Ebert si dice dispiaciuto che questa sia a suo modo una lista “incompleta”. A causa dei problemi di salute non ha ancora visto film come Django Unchained o Lo Hobbit. Di Zero Dark Thirty, invece, parla sul suo blog in una recensione quasi “non ufficiale” dandogli soltanto 3 stelle su 4. Niente Bigelow nella sua Top 10, composta da questi titoli:

Roger Ebert ha poi voluto citare altri 10 film meritevoli, dei personali “Gran Premi della Giuria”, come si usa fare in giro per i festival. Questi sono:

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Gran Premi della Giuria

Central Park Five
The Impossible
In the Family
Last Ride
A Late Quartet
The Master
Paradise Lost 3
Rampart
Searching for Sugar Man
West of Memphis

Ma dove sono finiti i film “da 4 stelle” recensiti durante l’anno? Per esempio, hanno avuto il massimo dei voti film come Cloud Atlas e Prometheus. Forse, senza tirare in ballo motivazioni un po’ sciocche legate alla salute del critico come stanno facendo molti utenti in giro per la rete, non hanno retto l’entusiasmo iniziale. Forse restano secondo Ebert ottimi film, ma non da Top 10 di fine anno. O forse sì, e il critico se li è semplicemente scordati. Capita.

Di certo fa strano veder incluso nelle menzioni speciali The Master, film che a sorpresa Ebert non ha per niente amato, dandogli solo 2 stelle e mezzo su 4. A settembre scriveva: “The Master di Paul Thomas Anderson è favolosamente ben interpretato e realizzato, ma quando cerco di afferrarlo, la mia mano si chiude nell’aria”. Eppure Ebert deve averci ripensato: con un film così complesso può succedere. O forse, visto che comunque l’opera non è nella Top 10, il critico porta “solo” un enorme rispetto verso P.T. Anderson e il suo film.

Considerazioni sulla Top 10 in generale? Tanto cinema americano, tra cui parecchi titoli “da Oscar”. A tal proposito, attenzione: Ebert negli ultimi anni ha sempre incluso nelle sue Top 10 di fine anno la pellicola che poi avrebbe vinto agli Oscar come Miglior film. Notiamo quindi che non c’è, oltre alla Bigelow, anche Silver Linings Playbook (ma Bret Easton Ellis dice da mesi che sarà lui a trionfare: e lo scrittore c’azzecca spesso).

Certo, fa strano vedere The Sessions sopra Beasts of the Southern Wild (3.5 il voto del primo, 4 quello del secondo), ma sono piccolezze. Da segnalare infine gli unici due lavori non americani, posti entrambi a fine classifica: il norvegese Oslo, August 31st, scoperta dell’Un Certain Regard di Cannes 2011, e A Simple Life, la rivelazione del concorso di Venezia 2011.

I migliori film del 2012 secondo Sight & Sound


4 dicembre 2012 Più di 100 critici chiamati a stilare la loro Top 10 dei migliori film del 2012. La rivista Sight & Sound anche quest’anno ha proposto il suo sondaggio, per creare la classifica dei titoli più amati dell’anno dalla stampa. E, con due ex-aequo (di cui uno quadruplo), ne sono usciti fuori 11 titoli. Eccoli:

Trionfa The Master, pluripremiato alla Mostra di Venezia e parecchio discusso da critica e pubblico. Tra le sorprese, quella più forte è l’horror Berberian Sound Studio, con Toby Jones nei panni di un sound designer al lavoro su un film horror italiano in uno squallido studio. Confermato più o meno tutto il “meglio” segnalato da premi, critica e festival nel corso dell’ultimo anno.

Continua ad esempio l’amore per Holy Motors, Amour, Beasts of the Southern Wild e Tabu, mentre Cosmopolis recupera ancora una volta terreno nelle classifiche. Segnalazioni d’essai, infine, anche per This Is Not a Film (nella shortlist dei documentari per gli Oscar 2013), Oltre le colline e C’era una volta in Anatolia: tre pellicole diverse e fuori dal mercato che infiammano gli animi dei cinefili.


I migliori film del 2012 secondo i Cahiers Du Cinéma

Holy Motors è il miglior film del 2012 per i Cahiers Du Cinéma22 novembre 2012 Arriva un po’ prima del solito la classifica dei migliori film dell’anno dei Cahiers Du Cinéma. Si tratta come sempre di una Top 10 molto autoriale, e tuttavia per certi versi sorprendente. L’altr’anno i Cahiers fecero discutere parecchio qui in Italia, soprattutto perché al primo posto avevano messo l’amatissimo – in Francia – Nanni Moretti di Habemus Papam. E la Top 10 di questo 2012? Farà discutere ancora:

Netti, nettissimi i primi tre posti, senza alcun ex-aequo. A Cannes 2012 i Cahiers avevano subito preso posizione più che favorevole per i due “film con la limo”, ovvero Holy Motors di Carax e Cosmopolis di Cronenberg. Un’accoppiata a suo modo “perfetta”, comunque, per due film originali e innovativi, che sfidano le regole, il pubblico e il cinema stesso.

I migliori film del 2012 secondo i Cahiers Du Cinéma

Sorprende fino ad un certo punto la scelta di Twixt di Coppola, non amatissimo – per non dire fischiato e stroncato -, ma che si è conquistato una schiera ferrea di appassionati, pronti a difenderlo con unghie e denti. Noi non nascondiamo che lo troviamo eccellente e davvero stimolante da analizzare e studiare, ma meno da vivere: quindi, in un certo senso, capiamo la scelta dei Cahiers.

Quarto posto addirittura da triplo ex-aequo. A Venezia 2011 avevamo scritto, mentre la maggior parte della critica lo demoliva, che 4:44 Last Day On Earth di Ferrara era potenzialmente il suo film più bello da molti anni. Però l’avevamo anche inquadrato come una specie di “catalogo” delle ossessioni del regista (la religione, il sesso, la droga), senza che queste trovassero un vero perché all’interno del mondo del film.

In Another Country arriva invece ancora una volta dall’ultimo concorso cannense, ed è un film fresco sull’eterno ritorno dell’uguale. Isabelle Huppert interpreta tre diverse Anne: tre donne che vivono la stessa situazione in una piccola stazione balneare a tre ore di distanza da Seoul. Un po’ il solito gioco “alla nouvelle vague” di Hong. Esile, divertente, ragiona a modo suo anche sulla “magia” del cinema.

Siamo contentissimi poi di trovare in classifica Take Shelter, opera seconda di Jeff Nichols: ovvero il regista indie americano più importante del momento (e mica solo per il Festival di Roma, dov’era Presidente di Giuria…). Nichols è uno che ci sa fare: sa prendersi i suoi tempi, sa raccontare la paranoia e la paura, ed inquadra ogni volta la bellezza e l’inquietudine delle zone rurali dell’America con lucidità.

Settimo posto, senza ex-aequo, per un film “a sorpresa”: Go Go Tales. Sì: stiamo parlando di nuovo di Abel Ferrara. E sì, non state sbagliando: è il suo film del 2007. L’Italia è stato uno dei pochi paesi a distribuirlo regolarmente (è girato a Roma), nel 2008. In Francia è arrivato solo quest’anno, a febbraio. Si tratta di un film sgangherato, pazzo, notturno, di cui si può dire tutto o niente. A chi scrive non dispiace: ma non andrei mai a contestare troppo i detrattori.

Ottavo posto per due film. Il primo, Tabu di Miguel Gomes, è stata la rivelazione di Berlino 2012. Una storia ambientata nell’epoca coloniale del Portogallo, con uno stile che insegue Murnau, tra sogno e cinema in bianco e nero. Sarà in programma al Torino Film Festival, all’interno della personale del regista: non vediamo l’ora.

Al suo fianco troviamo l’immenso Faust di Sokurov, Leone d’Oro a Venezia 2011. Quarto capitolo della “tetralogia del potere” del regista russo (dopo Moloch, Toro e Il sole): si tratta probabilmente del punto più alto del quartetto, anche perché parla di politica, ambizione e potere senza partire dalla figura di un leader storico. Ma asciugando le stratificazioni e le letture che si sono accumulate nei decenni sul romanzo di Goethe, Sokurov tira le fila di un discorso politico, estetico e personale iniziato anni prima.

Ultimo posto per la scelta forse più sorprendente dell’intera Top 10: Keep The Lights On di Ira Sachs. Presentato al Sundance, e vincitore del Teddy Award a Berlino 2012, si tratta di un dramma indie americano che racconta l’amore tra due uomini, e la lotta di entrambi contro le loro dipendenze. Qualche tempo fa scrivevamo che, se il 2011 era stato l’anno del meraviglioso Weekend, il 2012 sarebbe stato forse l’anno di Keep The Lights On. Il fatto che sia qui, un po’ ci conferma la nostra previsione.