The Electric State, recensione: un’avventura sci-fi per famiglie visivamente impeccabile e ben interpretata (disponibile su Netflix)
Tutto quello che c’è da sapere sull’avventura distopica di fantascienza dei fratelli Russo con Chris Pratt, Millie Bobby Brown, Stanley Tucci, Ke Huy Quan e Giancarlo Esposito.

Disponibile su Netflix The Electric State, avventura distopico/fantascientifica diretta dai fratelli Anthony e Joe Russo (The Gray Man), tratta dalla graphic novel di Simon Stålenhag adattata per lo schermo dagli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely.
The Electric State – Trama e cast
The Electric State è una spettacolare avventura fantascientifica dai registi di “Avengers: Endgame” ambientata in una versione alternativa e retro-futuristica degli anni ’90. Millie Bobby Brown (Stranger Things, Enola Holmes, Damsel) interpreta Michelle, un’adolescente orfana che deve affrontare la vita in una società in cui robot senzienti simili a cartoni animati e mascotte, che un tempo prestavano pacificamente servizio tra gli umani, vivono ora in esilio dopo una rivolta fallita. Tutto ciò che Michelle pensa di sapere sul mondo è messo sottosopra una notte in cui riceve la visita di Cosmo, un robot dolce e misterioso che sembra essere controllato da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei credeva morto. Determinata a ritrovare l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte per il sud ovest americano con Cosmo e presto si ritrova suo malgrado a fare squadra con il contrabbandiere di bassa lega Keats (Chris Pratt, Guardiani della Galassia, Jurassic World) e con il suo spiritoso robot aiutante Herman (doppiato da Anthony Mackie nella versione originale). Avventurandosi nella Zona interdetta, un angolo del deserto chiuso da mura in cui i robot vivono da soli, Keats e Michelle trovano uno strano e variopinto gruppo di nuovi alleati animatronici e iniziano a scoprire che le forze dietro la scomparsa di Christopher sono più sinistre di quanto avessero mai immaginato.
“The Electric State” è diretto da Anthony e Joe Russo ed è interpretato da Brown, Pratt, dal premio Oscar Ke Huy Quan, Jason Alexander, Giancarlo Esposito, dal candidato agli Oscar Stanley Tucci e da Woody Norman. Mackie, Woody Harrelson, Brian Cox, Jenny Slate e Alan Tudyk prestano le voci ai robot nella versione originale.
The Electric State – La recensione del film
I registi e fratelli Anthony e Joe Russo tornano dietro la macchina da presa a tre anni dalla spy-thriller d’azione The Gray Man, e come in quel caso si tratta di un adattamento stavolta basato sulla graphic-novel “The Electric State” dell’artista e designer svedese Simon Stålenhag. I fratelli Russo per portare questo romanzo grafico sullo schermo tornano a collaborare con il duo di autori Christopher Markus e Stephen McFeely che oltre a scrivere il precedente “The Gray Man” hanno anche collaborato con i Russo per tutto il loro lavoro con Marvel Studios, dai film con il Captain America di Chris Evans ai due film con gli Avengers, “Endgame” e “Infinity War”.
Partiamo da un casting particolarmente azzeccato e dai due co-protagonisti Millie Bobby Brown e Chris Pratt, volti molto amati e conosciuti qui alla loro prima collaborazione. Pratt ha due franchise di successo alle spalle, Guardiani della galassia e Jurassic World, il suo “Keats” deve molto al Peter Quill aka Star Lord mentre Brown è alla sua quinta collaborazione con Netflix dopo l’acclamata serie tv Stranger Things che l’ha lanciata, due pellicole nei panni di Enola Holmes e il recente fantasy d’azione Damsel che l’ha vista coinvolta anche in veste di produttrice. A supporto della coppia, i Russo hanno piazzato un paio dio veterani di gran pregio: Stanley Tucci che torna ad interpretare un magnate della tecnologia come in Transformers 4 e il richiestissimo Giancarlo Esposito che torna nei panni di un altro villain, anche se con sfumature diverse, dopo lo spietato Seth Voelker / Sidewinder di Captain America: Brave New World. Naturalmente da adolescenti degli anni ottanta non abbiamo che potuto apprezzare il casting di Ke Huy Quan, l’ex attore bambino tornato alla ribalta grazie al recente film premio Oscar Everything Everywhere All at Once rappresenta per molti un volto familiare che è sempre un gran piacere ritrovare sullo schermo.
Il film dei Russo rievoca diverse pellicole fantascientifiche, si va dal “Ready Player One” di Steven Spielberg a “Il mondo dei replicanti” con Bruce Willis passando per la saga cinematografica dei Transformers (in particolare lo spinoff “Bumblebee”) fino alla recente serie tv “Fallout”. A livello visivo “The Electric State” è impeccabile, il design dei robot e tutta la parte della “motion capture” hanno un notevole impatto estetico e sono senza dubbio la parte più riuscita dell’intera operazione. Questo non vuol dire che il film nel suo complesso manchi di profondità, ci riferiamo a quei critici dal dente avvelenato che hanno stroncato il film alla stregua di un plotone d’esecuzione. E’ palese che un “adattamento”, termine piuttosto semplice ma ancora non compreso da taluni, è quello che i Russo hanno realizzato con “The Electric State”, un approccio evidentemente indirizzato ad un pubblico trasversale e un target “family” che ha fatto inevitabilmente storcere il naso a molti.
Un approccio tale richiede un minimo di semplificazione a livello di storia, evitando di banalizzare troppo il materiale originale e dare al contesto una serie di regole chiave: violenza smussata al minimo sindacale, ritmo sostenuto, personaggi gradevoli e un’ambientazione che sopperisca alla manipolazione, inevitabile nel passaggio dal fumetto allo schermo, di certe tematiche magari più profonde come quelle legate alla guerra, alla discriminazione e alla libertà violata. Tutti temi a livello contenutistico che nel romanzo riescono ad avere uno spazio appropriato ma che in un adattamento come quello dei fratelli Russo, indirizzato al grande pubblico, non possono essere sviscerati come si dovrebbe, e questo lo capirebbe anche un bambino. Quindi urlare allo scandalo perché il giocattolo ricevuto non è quello desiderato serve solo a mostrare poca obiettività e mancanza di lucidità.
E’ indubbio che un diverso approccio al film, come prodotto indirizzato ai soli lettori del fumetto e agli appassionati di fantascienza over 30, il risultato finale e forse anche il regista sarebbero stati diversi. Un esempio eclatante di questa mancanza di obiettività è il recente Mickey 17 di Bong Joon Ho, non stiamo evidentemente paragonando i due film che abitano due pianeti diversi. Il film del regista coreano è un pastiche di generi difficili da conciliare con momenti che definire surreali è un eufemismo, ma molti critici nonostante il film sia evidentemente imperfetto lo hanno promosso a pieni voti, perché ad un regista premio Oscar del calibro di Bong Joon Ho si perdona tutto, anche qualche evidente eccesso di entusiasmo.
Curiosità
- Michelle Yeoh era stata inizialmente scelta, ma ha dovuto abbandonare a causa di conflitti di programmazione. Il ruolo è stato rielaborato al maschile e interpretato da Ke Huy Quan. Yeoh e Ke Huy Quan hanno recitato insieme nell’acclamato film premio Oscar Everything Everywhere All At Once
- Alcuni attori del cast hanno già collaborato con i fratelli Russo: Chris Pratt (Keats) è stato diretto in Avengers: Infinity War & Endgame mentre i Russo sono stati produttori per la serie tv Citadel con Stanley Tucci (Ethan Skate) e il film premio Oscar Everything Everywhere All At Once con Ke Huy Quan (Dott. Amherst).
- Millie Bobby Brown descrive questo film come una sorta di live-action di WALL·E (2008).
- Si tratta del 16esimo film della storia a costare 300 milioni di dollari o più, dopo Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo (2007), Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare (2011), Avengers: Age of Ultron (2015), Star Wars – Il risveglio della Forza (2015), Justice League (2017), Star Wars – Gli ultimi Jedi (2017), Avengers: Infinity War (2018), Jurassic World – Il regno distrutto (2018), Avengers: Endgame (2019), Star Wars – L’ascesa di Skywalker (2019), Doctor Strange nel multiverso della follia (2022), Avatar – La via dell’acqua (2022), Ant-Man and the Wasp: Quantumania (2023), Fast X (2023), Indiana Jones e il quadrante del destino (2023) e The Marvels (2023).
- Il film è stato girato con il titolo provvisorio “Stormwind”.
- I fratelli Russo hanno acquisito per la prima volta i diritti della graphic novel di Simon Stålenhag nel 2017, un anno prima della sua pubblicazione, e Andy Muschietti era destinato a dirigerla. Universal ha vinto i diritti di distribuzione nel 2020 dopo una “accesa guerra di offerte” e Muschietti ha dovuto dimettersi a causa della sua preoccupazione per il film The Flash (2023). Netflix ha poi ripreso il film nel 2022 e le riprese sono finalmente iniziate quell’anno.
- Chris Pratt e Anthony Mackie sono il terzo e il quarto attore Marvel a lavorare con i fratelli Russo in un film non Marvel, dopo Tom Holland in Cherry – Innocenza perduta (2021) e Chris Evans in The Gray Man (2022). Sam Rockwell e Michael Douglas hanno lavorato con i fratelli Russo anche in Welcome to Collinwood (2002) e Tu, io e Dupree (2006), entrambi usciti prima del lancio dell’MCU.
- Il furgone di Mr. Peanut utilizzato nel film può essere affittato come AirBnB.
- Gran parte delle battute tra Keats e Herman derivavano da una combinazione di Chris Pratt e Joe Russo che si scambiavano battute e dalla preesistente relazione di Pratt con l’attore di “motion capture” che interpretava Herman sul set. “Ho già lavorato con [Martin Klebba] in Jurassic World”, afferma Pratt. “Lo amo profondamente. Quindi, la mia relazione con Herman è in realtà basata sulla mia preesistente relazione con Marty, che è un tizio spiritoso e assolutamente esilarante. A volte diceva delle battute che gli venivano fornite da Chris Castaldi o Joe Russo… Joe ha un passato nell’improvvisazione e sa davvero fare battute comiche. Gran parte di quelle battute derivavano dal fatto che Joe diceva cose folli e trasformava la [relazione tra Herman e Keats] in qualcosa che non era sulla pagina”.
- Da bambino negli anni ’80, Pratt si è ispirato per il suo personaggio a un vicino rocker della sua infanzia in Alaska. Secondo Pratt: “Il look non è esatto, ma è un’atmosfera di quello che ricordo. Indossava pantaloni a body, aveva lunghi capelli biondi arruffati e gioielli. Suonava la chitarra elettrica ed era così cool”.
- Il look del personaggio di Millie Bobby Brown è stato ispirato da una foto che ha trovato su Pinterest. Brown dice: “Stavo scorrendo per vedere che aspetto avrebbe avuto Michelle e ho trovato una foto di una ragazza con capelli biondi ricci e frangia, che indossava questa maglietta a doppio strato e una tuta. L’ho mostrata ai fratelli Russo e non riuscivano a togliersi quell’immagine dalla testa, così l’abbiamo ricreata”.
- Un punto di riferimento per l’acconciatura di Michelle è stato il look di Drew Barrymore in La mia peggiore amica del 1992.
- I costumi di “The Electric State” traggono molto spunto dalla moda degli anni ’80 e ’90, con un tocco futuristico. La costumista Judianna Makovsky ha preso spunto dallo stile pulito e semplice di Armani per Ethan Skate e i dipendenti di Sentre, mentre l’aspetto del personaggio di Millie è stato influenzato da oggetti trovati nei negozi dell’usato e jeans lavati con acido per riflettere il suo status di outsider. Più di nove abiti sono stati realizzati su misura per Tucci utilizzando tessuti Armani vintage dell’epoca.
- Stanley Tucci ha tenuto dei Pasta Friday a casa sua durante la produzione. Joe Russo afferma: “La cosa straordinaria di Stanley è che non è solo uno dei più grandi attori del mondo. È anche uno dei più grandi chef”.
- Le sequenze di flashback sono state girate su pellicola piuttosto che in digitale per fornire un contrasto nostalgico ed emotivo alla narrazione odierna.
- Barry Zuckerkorn della serie tv Arrested Development – Ti presento i miei (i cui episodi sono stati diretti dai Russo) può essere visto su un cartellone pubblicitario.
- Colman Domingo (Euphoria) fa un cameo come “Wolfe,” un operatore di droni. Anche diversi altri membri della troupe appaiono come droni.
- Il co-regista Joe Russo presta la voce a “Skeevy Bot” ed è ospite di Crossfire della CNN all’inizio del film
- L’ex giocatore di football americano Rob Gronkowski, ex tight end dei New England Patriots e dei Tampa Bay Buccaneers, presta la voce a “Blitz”
- Entrando nel centro commerciale, un robot sta leggendo un fumetto degli Avengers.
Note di produzione
LE SCENOGRAFIE
- Gli scenografi Dennis Gassner e Richard L. Johnson e il team di scenografia hanno costruito più di 100 set per il film nel corso di
più di due anni. - Il Blue Sky Acres Mall è stato girato in un centro commerciale vuoto fuori Atlanta che si prestava bene alle riprese grazie a un layout hub-and-spoke unico. Per quanto riguarda il motivo per cui questi robot si sarebbero posizionati all’interno di un centro commerciale abbandonato, Johnson ha avuto l’idea che, poiché i robot erano alimentati a batteria, si sarebbero riuniti nel centro commerciale come rifugio sicuro per ricaricarsi: “Questo posto è un santuario e quindi abbiamo seguito quell’idea e sviluppato piccole aree specifiche per la riparazione dei robot”.
- Il Librarium è stato progettato per istruire, con una vasta gamma di libri su politica, viaggi e filosofia, oltre a testi di auto-aiuto e di riferimento, tutti selezionati a mano dalla scenografa Elizabeth Keenan da un negozio dell’usato della zona di Atlanta.
- Il signor Peanut vive nella piazza del centro commerciale, allestita come una tradizionale passeggiata italiana, nella sua residenza e veicolo personale, la NUTmobile.
- La NUTmobile è stata prestatao alla produzione da Planters. Un veicolo promozionale dotato di letto, divano e TV, la NUTmobile è costruita su un telaio di camion Isuzu con un motore Chevy e pesa oltre 6 tonnellate.
- Altre auto da film provenienti da tutto il paese e utilizzate nel film includono quattro versioni di una station wagon Chevy Caprice del 1987 (utilizzata come auto di famiglia in una scena di flashback cruciale), l’Oldsmobile di Ted, il camion di Keats del 1986 e la motocicletta Harley-Davidson Dyna Wide Glide che requisisce da Wolfe. I veicoli sono stati restaurati per rispecchiare il loro aspetto degli anni ’80, con un ampio lavoro su motori, vernice e carrozzerie. La miniera di Keats è piena di fantastici pezzi kitsch degli anni ’80 e ’90 raccolti nel suo ruolo di commerciante, che trasportava batterie ed elettronica dal mondo umano all’Ex. Johnson afferma: “È stato creato un accordo commerciale in cui lui avrebbe portato le parti e l’elettronica del robot affinché i robot si riparassero da soli e li facessero funzionare, e i robot gli avrebbero dato in cambio roba umana”.
- Il set del parco divertimenti Happyland è stato girato in un parcheggio nella zona sud-est di Atlanta. Le frequenti piogge hanno reso il parcheggio un disastro fangoso durante la produzione. Girando nel periodo di Halloween, la produzione ha dovuto respingere i bambini locali che si erano riversati nella sede centrale del dottor Amherst nella casa infestata del parco divertimenti, nella speranza di un tour. Johnson afferma: “Hanno dovuto mettere grandi cartelli: questa non è una casa infestata per il pubblico”.
- La giostra nel parco divertimenti Happyland è la stessa giostra che Gassner ha utilizzato nel suo lavoro su Big Fish di Tom Burton del 2003.
- La sede centrale di Sentre Technologies è stata progettata come “Un’istituzione brutalista in cui tutto è in qualche modo disumanizzato a favore dell’intelligenza artificiale”, afferma Johnson. “Doveva evocare qualcuno che ha un po’ troppo successo e fuori controllo per il proprio bene. Ecco perché hai questi grandi corridoi di vetro dove Ethan può vedere il suo impero”.
CREARE I ROBOT – MOTION CAPTURE E VFX
- Poiché i robot di The Electric State sono lavoratori dei servizi originariamente progettati per aiutare gli umani e basati su mondi che erano popolari negli anni ’80 e ’90, Johnson ha ritenuto che fosse intuitivo che Planters Peanuts avrebbe creato un robot Mr. Peanut come strumento di marketing. Sull’approccio generale alla progettazione dei robot, afferma: “Quello che abbiamo cercato di evitare è stata la fantascienza. Il nostro pensiero era che questi sarebbero stati più aiutanti domestici, non gli stormtrooper di Star Wars o cose del genere. Abbiamo cercato davvero consapevolmente di evitarlo. L’unica volta che ci siamo avvicinati è stato per i droni Sentre.”
- Molti dei robot del film sono stati progettati dal team di production design, e il supervisore degli effetti visivi Matthew Butler e il suo team hanno dovuto animarli in modo credibile. Hanno studiato i comportamenti automatizzati sulle linee di montaggio del mondo reale e hanno inserito questi movimenti nel loro cast di robot. Ad esempio, quando Penny Pal, il robot postino, presenta una cartolina a Michelle, lei ruota la mano di 360 gradi. Butler afferma: “Si vedono cose del genere accadere nei robot di produzione. Quindi abbiamo cercato di fare cose che fisiologicamente non erano possibili per gli esseri umani o gli animali organici”.
- Cosmo ha rappresentato una sfida unica per Butler e il suo team nell’animazione. Mentre conservavano la sua silhouette dal fumetto, Butler e il team dovevano trovare un modo per “giustificare la credibilità meccanica alla sua forma irrealistica”. In pratica, dovevano trovare un modo per impedire alla testa gigante di Cosmo di cadere. Quindi hanno provato varie iterazioni, alla fine ridimensionando la sua testa e aggiungendo armature a pistone nelle sue giunture in modo che il suo corpo potesse sostenere la testa. Fondamentale, Cosmo doveva anche trasmettere una vasta gamma di emozioni, un compito arduo per un robot con un sorriso permanentemente dipinto sul viso. La soluzione di Butler è stata progettare le pupille del suo viso come vetro fumé scuro con una telecamero dietro di esse. “Ha una visione stereoscopica della telecamera, ma la telecamera ha un anello di luce verde al suo interno, così che potessimo animare uno scintillio. È passato da morto a vivo. È un’anima”.
- Le prestazioni di motion capture sono state anche fondamentali per trasmettere le emozioni di Cosmo e degli altri robot. Nei test iniziali per i Russo, Butler ha impiegato la figlia di nove anni di un amico del direttore dell’animazione per indossare una tuta di motion capture e filmare i movimenti chiave. In seguito, Butler e il team sono passati da un tradizionale sistema di motion capture ottico a uno basato su accelerometri. Questa innovazione, afferma Butler, “consente di mettere una persona reale in una scena reale, senza l’uso di centinaia di altre telecamere e senza dover andare in uno studio di motion capture per vedere i risultati.
- Il coreografo del movimento Terry Notary ha scelto una “banda di disadattati” per la troupe di movimento per interpretare i robot, selezionando tra 5.000 candidature e restringendo il campo a sette artisti. Il team di movimento ha seguito cinque settimane di allenamento per preparare i ruoli.
- Terry Notary non è solo il coreografo del movimento per The Electric State, ma interpreta anche diversi personaggi, tra cui Mr. Peanut e Pop Fly. Lui e la sua troupe di sei artisti interpretano vari robot nel film. Notary è noto per le sue interpretazioni in motion capture di creature e animali in varie produzioni cinematografiche, tra cui i film reboot de Il pianeta delle scimmie, la trilogia de Lo Hobbit, e Kong: Skull Island.
- Devyn Dalton si è basato sul “lavoro di regressione” per interpretare Cosmo, attingendo a comportamenti e movimenti infantili. Dalton ha anche un legame di lunga data con Millie Bobby Brown, avendo lavorato come sua controfigura in passato.
- Mentre gli artisti della motion capture erano essenziali per trasmettere le emozioni dei diversi robot, Butler e il team hanno anche preso spunto dalle performance di attori come Hank Azaria che ha doppiato Perplexo. Butler afferma: “Ogni volta che avevamo ADR per il doppiatore, lo riprendevamo anche in video. Così potevamo vedere le loro espressioni, la loro performance. L’animatore avrebbe instillato molte di quelle idiosincrasie nelle idiosincrasie già catturate dalla motion capture”.
Interviste con il cast
MILLIE BOBBY BROWN (MICHELLE GREENE)
Su cosa l’ha attratta del progetto: “C’erano così tante ragioni, ma principalmente ero una grande fan dei Fratelli Russo da molto tempo. Quando lavoravo a Stranger Things all’inizio, mi hanno invitata sul set di Avengers ed è stato un grande evento per me. È stata un’esperienza incredibile e da quando li ho visti dirigere, ho davvero voluto lavorare con loro. Quando ho visto la sceneggiatura, non ho potuto rifiutare.
Sulla creazione di una chimica tra fratelli con Chris Pratt: “Sinceramente, è successo in modo naturale. Non posso forzare nulla. Sono quella che sono, ho un sacco di energia e a volte mi calmo quando incontro i miei nuovi co-protagonisti, ma nel momento in cui ho incontrato Chris, si è comportato come se mi conoscesse da tutta la vita. Sono tornata a casa quella sera e ricordo di aver detto a mio marito che era come se Chris e io fossimo già migliori amici. Mi ha dato uno spazio sicuro in cui essere me stessa. E ho capito subito che i successivi cinque mesi di lavoro con lui sarebbero stati una gioia.
Su come è stato interpretare un’adolescente degli anni ’90: “Ero abituata perché sono stata catapultata negli anni ’80 quando avevo 10 anni. In realtà non sono abituata a interpretare ruoli moderni o contemporanei, il che è divertente. Ma adoro tutto ciò che ha a che fare con gli anni ’90. Quando pensavo al mio trucco per il film, ho trovato una matita per le labbra che si chiamava “1994”. Era di questo bellissimo marrone polvere e ho capito subito che era la matita per le labbra di Michelle. Adoro il trucco, adoro i capelli, adoro lo stile. Ne sono ossessionata.
CHRIS PRATT (KEATS)
Su cosa lo ha attratto del progetto: “Era una delle migliori sceneggiature che abbia mai letto. Era basata su una proprietà intellettuale originale, ma era selvaggiamente originale, e inventiva, e così, così bella. Quindi, poter partecipare a qualcosa del genere e lavorare di nuovo con i fratelli Russo, e lavorare con Millie, di cui sono un grande fan, è stata una di quelle cose che non sembravano un lavoro.”
Sulle battute esilaranti di Keats e sulla chimica con Herman: “Anthony Mackie dà voce a Herman in modo meraviglioso per tutto il corso del film, ma la stesura delle tracce per la voce fa parte del processo di post-produzione. Durante la produzione, gran parte delle battute tra Keats e Herman erano una combinazione di scambi con Joe Russo e Marty, l’attore di motion capture dietro Herman. Marty è un tipo spiritoso con cui ho lavorato in precedenza in Jurassic World. È assolutamente esilarante e lo amo profondamente. Spesso, il nostro avanti e indietro nasceva dalle battute che gli aveva dato Joe, che in realtà ha un passato nella recitazione e nell’improvvisazione al punto che sa davvero fare battute comiche. Quindi, molte delle battute nelle nostre scene nascono da Joe che dice cose folli e poi si trasformano in qualcosa che non era sulla pagina. È stato un caos assoluto.”
Sulla sua ispirazione per Keats: “Il processo di creazione di Keats non è stato poi così diverso da quando ho realizzato Guardiani della Galassia e creato Peter Quill, che sarebbe nato lo stesso anno di me. Con Keats, sono stato in grado di estrarre molti dei riferimenti alla cultura pop della mia infanzia e l’ho basato liberamente su un ragazzo di nome Kenny, che era il mio vicino di casa quando ero piccolo. Era un tizio con lunghi capelli biondi che suonava la chitarra, saltando su un mini trampolino con pantaloni elastici zebrati come David Lee Roth. Era troppo vecchio per essere amico dei bambini, ma ci portava fuori e facevamo battaglie di palloncini d’acqua: era il tizio più figo del mondo. Quindi, quando ho creato Keats, mi sono sicuramente basato molto sui miei ricordi di Kenny.”
STANLEY TUCCI (ETHAN SKATE)
Su cosa lo ha attratto del progetto: “Stavo lavorando con i fratelli Russo a un altro progetto e poi sono venuti da me con questo. Ero emozionato perché amo lavorare con loro. Quando mi hanno spiegato le immagini, ho pensato che fossero davvero interessanti e bizzarre. Ora ne ho visti alcuni pezzi e penso che siano straordinari, non ho mai visto niente del genere. Non riesco nemmeno a capire come si faccia, ma è una delle cose più interessanti che abbia mai visto.”
Sul suo personaggio Ethan Skate: “È un genio della tecnologia che ha studiato il comportamento animale e ha imparato molto da quello per creare neurocaster, un sistema che consente a una persona di proiettare se stessa per vivere nel mondo, ma in sicurezza. Proviene da un’infanzia molto danneggiata e ora che la guerra è finita, vuole alleviare il dolore delle persone. È un po’ cattivo, ma non pensa di esserlo. Pensa di fare un favore a tutti.”
Su cosa spera che il pubblico trarrà dal film: “C’è un’ambiguità emotiva e morale nel film che genererà molte discussioni, ma anche ciò che è così interessante sono le immagini nel film. Gli effetti visivi sono cose che non abbiamo mai visto prima, e le immagini di questi robot, che sono in sostanza grandi robot giocattolo, ma assumono un ruolo quasi sinistro a volte, finché non realizziamo davvero cosa sta succedendo. È quasi onirico, in parte, per me. Ha la sua oscurità, che è ciò che mi piace. È un film davvero interessante e complesso per famiglie e bambini di una certa età da guardare.”
KE HUY QUAN (DOTT. AMHERST)
Su cosa lo ha attratto del progetto: “La mia prima attrazione per questo progetto sono stati i fratelli Russo. Ho lavorato con loro quando erano produttori di Everything Everywhere All at Once, quindi l’idea di lavorare di nuovo con loro era molto allettante. Ma questa volta erano loro alla regia e ho sempre voluto essere diretto da loro. Penso che siano dei registi straordinari. Poi ho letto la graphic novel di Simon Stålenhag e ne sono rimasto completamente sbalordito. Gli effetti visivi sono fantastici e mi sono innamorato della storia e della portata epica di tutto ciò.”
Sull’attrattiva del suo personaggio: “Interpreto un personaggio di nome Dr. Amherst, uno scienziato responsabile dell’intera rete globale di Sentre, ma non lo ha fatto nel modo più etico. È una classica storia di cosa succede quando l’ambizione incontra le opportunità e lui sopprime la sua moralità per ottenere ciò che vuole. Pensava di fare la cosa giusta, ovvero cambiare il mondo e salvarlo dalla ribellione dei robot. È davvero un personaggio che non ho mai interpretato prima, qualcuno che inizia male e poi cerca di redimersi.”
Sul lavorare di nuovo con Joe e Anthony Russo: “I fratelli Russo sono registi straordinari ed è stato molto interessante lavorare con loro perché hanno una salda padronanza del set che gestiscono. Conoscono molto bene i pensieri l’uno dell’altro e si alternano sempre per venire a parlare con gli attori e dirci cosa vogliono. Tutto di loro è incredibile: le loro idee, le loro inquadrature e la direzione che ci hanno dato.”
GIANCARLO ESPOSITO (COLONNELLO MARSHALL BRADBURY)
Su cosa lo ha attratto del film: “Ciò che mi ha attratto di The Electric State è stata la ricchezza del mondo creato dai fratelli Russo, sia visivamente che emotivamente. Questo non è solo un altro film di fantascienza, è una storia con un cuore, che esplora la perdita, l’amore e la resilienza in un’ambientazione distopica meravigliosamente complessa. Sono rimasto affascinato dal modo in cui fonde l’intimità della connessione umana con un grandioso SPETTACOLO cinematografico. Quando i Russo mi hanno contattato, ho capito che era qualcosa di speciale. La loro capacità di intrecciare l’umanità in circostanze straordinarie è ineguagliabile, ed è uno spazio che amo esplorare come attore.
Sul colonnello Bradbury e su come il personaggio sia più multidimensionale di quanto possa sembrare in superficie: “Il mio personaggio è un affascinante mix di intelletto, ambizione e vulnerabilità. Senza rivelare troppo, è qualcuno profondamente radicato nei progressi tecnologici che modellano questo mondo, ma non è un antagonista diretto o un eroe. Lui opera in sfumature di grigio, con motivazioni radicate sia in interessi personali che in una visione di ciò che ritiene il bene superiore. In superficie, può sembrare una persona guidata puramente dal potere, ma sotto sotto, c’è un profondo senso di conflitto e persino di rimpianto. Amo personaggi come questo perché mi sfidano a rappresentare sia la forza
che la fragilità, a volte nella stessa scena.”Su cosa spera che il pubblico tragga dal film: “Spero che il pubblico esca da The Electric State riflettendo sulle scelte che facciamo come società quando si tratta di tecnologia e del suo impatto sull’umanità. In sostanza, questo film parla di connessione umana, di come ci teniamo l’un l’altro di fronte a incredibili probabilità. Riguarda anche la speranza, anche nelle circostanze più cupe. Se gli spettatori lasciano il cinema pensando non solo alle immagini, ma a come questi temi si relazionano alle loro vite, allora abbiamo fatto il nostro lavoro.
Intervista con i registi
Come avete scoperto per la prima volta questa storia e cosa vi ha attratto?
JOE RUSSO: “Il nostro amico e sceneggiatore Christopher Markus è stato in realtà quello che ha trovato il libro di Simon Stålenhag e ce l’ha portato. Ne siamo rimasti tutti incantati. È visivamente sontuoso e tocca alcuni temi potenti: cosa significa essere umani, essere liberi e poter vivere la vita a modo proprio.”
ANTHONY RUSSO: “È una bellissima graphic novel che reimmagina l’America negli anni ’90, dopo una guerra scoppiata tra robot e umani. E come ha detto Joe, le immagini sono così sorprendenti e per noi hanno suggerito una storia molto più profonda che meritava di essere esplorata ulteriormente. Da un lato, The Electric State è una fantascienza fantasy in cui esistono robot AI e c’è tutta questa nuova tecnologia. Ma oltre a quel mondo fantastico c’è una storia profondamente emozionante che si svolge tra un fratello e una sorella, e gli improbabili partner che incontrano nel loro viaggio… Il cuore di gran parte della nostra narrazione sono le dinamiche e le relazioni familiari, che si tratti di una famiglia di sangue o di una famiglia scelta, e questo è un viaggio che vogliamo esplorare non solo in questo film, ma in molti dei nostri film.”
JOE: “Anthony e io siamo cresciuti con una dieta costante di fantascienza e fantasy, quindi il nostro ethos creativo e il nostro cervello sono sempre attratti da grandi idee fantastiche che presentano temi davvero interessanti, ma che sono anche molto divertenti allo stesso tempo.”
ANTHONY: “Amiamo la narrazione epica e The Electric State sembrava racchiudere lo spirito del tempo in termini di ciò che sta accadendo in questo momento tra gli esseri umani e la nostra connessione con la tecnologia. Anche se è ambientato negli anni ’90, parla in modo molto potente di ciò che stiamo attraversando oggi.”
Avete menzionato uno dei temi più importanti del film: gli esseri umani e il loro rapporto con la tecnologia. In che modo il film esplora questa idea?
JOE: “Uno degli aspetti più belli dell’ambientazione di questo film negli anni ’90 è che puoi prendere tutte le idee davvero complesse sulla tecnologia in cui ci stiamo imbattendo a capofitto in questo momento e creare un po’ di distanza che ti consente di elaborarle in modo diverso. Stiamo tutti cercando di vivere le nostre vite fissando i nostri telefoni tutto il giorno, lottando con algoritmi e grandi questioni incombenti sull’intelligenza artificiale. Volevamo presentare queste idee in un modo che sembrasse un po’ più digeribile. Era un modo per collocare delicatamente queste idee lì senza distrarre troppo lo spettatore.”
Raccontateci di questo incredibile cast corale che avete messo insieme, a partire dai nostri due eroi umani Millie Bobby Brown e Chris Pratt.
ANTHONY: “Sapevamo che dovevamo fare centro quando si è trattato di scegliere il cast per la parte di Michelle. Questa è la prima volta che lavoriamo con una protagonista adolescente in cui l’intero film e la storia sono stati progettati su di lei. E quindi, come due persone che hanno entrambe figlie, lavorare con Millie Bobby Brown è stata un’opportunità speciale per noi. È un’attrice incredibilmente talentuosa, ma soprattutto per una persona così giovane. Ha un’esperienza immensa e un punto di vista così unico. Trascorre la maggior parte del film a estrarre informazioni ed emozioni da un robot che non riesce a comunicare correttamente. Non ci sono molte attrici sul pianeta che sanno farlo, figuriamoci una così giovane.”
JOE: “Amiamo Millie. Ora fa parte della famiglia. E anche se questa è la prima volta che lavoriamo con lei, la conosciamo da anni. L’abbiamo incontrata sul set di Infinity War e siamo rimasti in stretto contatto finché non abbiamo finalmente trovato un’opportunità di lavorare insieme. Questo era il film perfetto per questo.”
ANTHONY: “Quando si è trattato di scegliere Keats e Herman, avevamo in mente solo una persona per ciascuno di quei ruoli. Chris Pratt è uno degli attori più divertenti con cui abbiamo mai lavorato e Anthony Mackie è lì con lui. Keats e Herman sono una strana coppia: uno è un essere umano, l’altro è un robot e, sebbene le battute tra loro siano ridicole, hanno un’importante esperienza condivisa. Durante la guerra, erano avversari che hanno trovato una fonte di amicizia e umanità l’uno nell’altro. C’è un legame unico tra loro due e Chris e Anthony hanno infuso così tanta umanità e umorismo in quel legame.”
C’è anche un incredibile trio umano di attori non protagonisti in Stanley Tucci, Giancarlo Esposito e Ke Huy Quan. Come li avete scelti per i rispettivi ruoli?
ANTHONY: “Una delle cose fantastiche del lavorare con attori di questo calibro è che sono tutti collaboratori. Non si presentavano solo per interpretare i loro personaggi, ma aiutavano a dargli forma. Stanley ha preso Ethan Skate e si è davvero appoggiato all’idea che non è un cattivo diretto; crede di aiutare le persone. Ke era qualcuno che avevamo conosciuto da Everything Everywhere All at Once, e avevamo sempre voluto dirigerlo dopo aver visto cosa sapeva fare come attore. Ke ha trovato il centro emotivo della storia del dottor Amherst. E Giancarlo ha portato un incredibile senso di peso e comando al colonnello Bradbury, un personaggio che naviga nel suo complesso paesaggio morale. Stanley, Ke e Giancarlo sono tutti attori che portano una presenza e una profondità uniche in tutto che fanno. Ognuno di loro ha portato la propria prospettiva nei loro ruoli, il che ha contribuito a rendere questo mondo ancora più ricco e coinvolgente. Amiamo lavorare con attori che danno nuove dimensioni ai loro personaggi, E e tutti e tre lo hanno fatto alla grande.”
Puoi raccontarci come siete riusciti a dare vita a Cosmo e agli altri robot?
JOE: “Grazie al nostro lavoro su Infinity War ed Endgame, abbiamo maturato una vasta esperienza nell’unire performance di motion capture con VFX, il che è stato inestimabile per The Electric State. Volevamo superare i limiti di ciò che è possibile con personaggi robotici. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Terry Notary e un incredibile team di artisti di motion capture.”
ANTHONY: “I robot sono personaggi completamente sviluppati con personalità distinte e archi emozionali. Cosmo, Mr. Peanut, Pop Fly, Penny Pal, ognuno di loro ha una storia e li abbiamo affrontati con la stessa cura e profondità che avremmo usato per i personaggi umani. Cosmo è il nucleo emotivo del viaggio di Michelle. Le performance vocali sono state essenziali per dare vita a questi personaggi. Alan Tu- dyk ha dato a Cosmo il giusto mix di calore e limitazione, Jenny Slate ha portato un’energia contagiosa a Penny Pal, Brian Cox ha dato a Pop Fly un’intelligenza così ironica e Woody Harrelson ha reso Mr. Peanut indimenticabile. Si trattava di trovare la combinazione perfetta di fisicità, performance vocale ed esecuzione visiva per far sentire questi personaggi davvero vivi e volevamo che il pubblico si connettesse con loro a livello emotivo.”
Cosa sperate che il pubblico tragga dal film?
JOE: “Penso che questo film sia una potente parabola sulla vita, l’amore e i pericoli della tecnologia. È una narrazione potente in tal senso e molto attuale.”
ANTHONY: “È molto attuale e penso che tutti noi siamo consapevoli del fatto che la tecnologia è un’arma a doppio taglio e, sebbene possa promettere ogni sorta di possibilità fantastiche che nessuno di noi ha mai immaginato, ha un prezzo. Spero che il film aiuti il pubblico a capire come bilanciare questa strada: come ci muoviamo nella vita con la tecnologia mantenendo intatta la nostra umanità? E il nostro approccio nell’affrontare argomenti seri e complicati è sempre stato lo stesso: farlo in un modo in cui siamo tutti intrattenuti, ridenti, emozionati, eccitati ed emozionati durante il viaggio. Vivere un’esperienza cinematografica gioiosa è ciò che ci porta sempre attraverso le parti più sostanziose e complicate di qualsiasi narrazione.”
The Electric State – La graphic-novel originale
Simon Stålenhag autore della graphic-novel originale è un artista, musicista e designer svedese specializzato in immagini digitali retro-futuristiche incentrate su nostalgici ambienti di storia alternativa della campagna svedese e americana. Le ambientazioni delle sue illustrazioni hanno costituito, tra le altre cose, la base di una serie tv prodotta da Amazon Studios dal titolo Loop (Tales from the Loop) del 2020.
1997. Una ragazza fuggita di casa e il suo piccolo robot giallo sono in viaggio verso Occidente attraverso un insolito paesaggio statunitense. Le rovine di giganteschi droni da battaglia sono disseminate per le campagne, ammucchiate insieme ai resti abbandonati di una civiltà ipertecnologica e consumistica, ormai in declino. A mano a mano che la loro auto si avvicina all’estremità del continente, il mondo fuori dai finestrini sembra disfarsi sempre più velocemente, come se, da qualche parte oltre l’orizzonte, il cuore vuoto della civiltà stesse infine per collassare.
La graphic-novel “The Electric State” è disponibile in edzione italiana su Amazon.
The Electric State – La colonna sonora del film
- Le musiche originali del film sono del candidato all’Oscar Alan Silvestri (Forrest Gump, Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Predator, Cast Away, Ready Player One, Captain America – Il primo Vendicatore, The Avengers. Silvestri e i fratelli Russo hanno collaborato anche per “Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame”.
Silvestri su sulla ricerca di ispirazione iniziale per la colonna sonora: “Ho sicuramente ricevuto subito la graphic novel, e poi mi è stata condivisa la concept art. E questo è sempre inestimabile. Lavoro con le immagini e non appena hanno un po’ di bozza di pellicola e riesco a vedere come camminano e parlano i personaggi, è da lì che nasce l’ispirazione. È molto diretto. Lo paragono sempre a una conversazione: il film dice qualcosa e io dico qualcosa a mia volta.
Silvestri sul catturare i molti stati d’animo del film attraverso la musica: “La guerra è stata ciò che ha creato le condizioni del mondo in cui si trovano questi personaggi, quindi c’è una specie di motivo bellico militaristico. C’è anche un motivo misterioso che attraversa tutto il film; a volte è suonato con gli archi, a volte con alcuni synth inquietanti. È fluttuato in tutto il film. E per la battaglia, abbiamo usato la nostra magnifica orchestra: corni, trombe, tromboni, rullanti, grancasse. Mentre la nostra banda di giocattoli disadattati si riunisce per la battaglia finale, è un grande, pieno tema di guerra. Quindi abbiamo una gamma piuttosto divertente di stili musicali e pezzi in tutto il film.
Silvestri sul perché la colonna sonora sembra senza tempo: “Adoro che Joe e Anthony Russo riconoscano il potere dell’orchestra. Una delle cose che mi ha sempre affascinato è che, se usi un certo tipo di approccio a una colonna sonora, diciamo, un approccio molto techno-elettronico in contrapposizione a un’orchestra, quello che ho visto nel corso degli anni è che è possibile che la colonna sonora diventi datata. Questo perché i gusti cambiano, gli strumenti cambiano, i tipi di suoni che si possono creare cambiano, ma con l’orchestra che suona le emozioni di un film, si crea davvero una sorta di possibilità senza tempo per il film.
- Il brano orchestrale suonato mentre il video viene girato alla fine è “Oasis – WonderWall”.
- Altri brani inclusi nel film: Mary Jane’s Last Dance di Tom Petty & The Heartbreakers / Mother di Danzig / I Fought the Law di The Clash / Take Me To The River di Studio Musicians / Tornerai di Dino Olivieri & Giuseppe Nino Rastelli interpretato dal Trio Lescano & Quartetto Funaro / Calcutta (Nicolette) di Winifred Atwell / Honey Won’t You Listen di Roy Wayne / Good Vibrations di Marky Mark And The Funky Bunch / Take Me Out To The Ballgame (Jack Norworth & Albert Von Tizler) / Breaking the Law di Judas Priest / Wonderwall (Noel Gallagher) / Yoshimi Battles the Pink Robots, Pt. 1 di The Flaming Lips / Every Rose Has Its Thorn (Bobby Dall, C.C. Deville, Bret Michaels & Rikki Rockett) / Don’t Stop Believin’ (Steve Perry, Neal Schon and Jonathan Cain) / I Will Survive (Frederick J. Perren and Dino Fekaris).
1. We’re Always Connected (2:45)
2. The Year the World Changed (4:26)
3. Do You Feel the Air On Your Face (3:08)
4. Kid Cosmo Arrives (3:12)
5. It’s Time to Zoom (3:04)
6. The Dr. with the Glasses (4:25)
7. Power Save Mode (1:44)
8. Not Some Spring Break Hot Spot (3:50)
9. He’s Marked for Deactivation (1:56)
10. Scavenger Bots (3:34)
11. See Where The Day Takes Us (2:33)
12. The Cradle of a New Mechanized Civilization (2:57)
13. Kid Cosmo Movie Night (3:03)
14. Nothing But Oil Stains and Screws (3:24)
15. What’s the Call Pops (3:41)
16. The Butcher of Schenectady (3:43)
17. Consequences (3:37)
18. You’re Not Alone (3:20)
19. Here’s Johnny (3:22)
20. Poor Taco (3:48)
21. God Bless America (4:06)
22. It’s Coming from Me (2:45)
23. We’re Running Out of Time (3:41)
24. The Day Is Ours (1:02)
25. We Live (1:38)
La colonna sonora di “The Electric State” è disponibile su Amazon.