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Oscar 2014, miglior attore protagonista: Christian Bale, Bruce Dern, Leonardo DiCaprio, Chiwetel Ejiofor, Matthew McConaughey

Il prossimo 2 marzo saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2014. Scopri e vota con Cineblog tutti i candidati alla categoria Miglior attore protagonista.

pubblicato 23 Febbraio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:58

Ancora un sondaggio e un approfondimento sulle categorie Oscar, in attesa che il prossimo 2 marzo l’Academy annunci i vincitori dei Premi Oscar 2014.

Dopo avervi proposto i candidati per la miglior scenografia, costumi, trucco, fotografia, sonoro, montaggio sonoro, colonna sonora, canzone originale, effetti speciali. sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, montaggio, cortometraggio d’animazione, cortometraggio live-action, attrice non protagonista, attrice protagonista e attore non protagonista, quest’oggi è il turno dei cinque nominati per il Miglior attore protagonista.

Categoria davvero agguerrita quella per il miglior attore che questa edizione vede il lizza Christian Bale che tenta il bis con American Hustle – L’apparenza inganna, il veterano Bruce Dern per Nebraska, l’eterno nominato Leonardo DiCaprio per The Wolf of Wall Street e i due favoriti della cinquina, Chiwetel Ejiofor per 12 anni schiavo e Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club.

A seguire trovate il sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza sulla categoria e a seguire video e info sugli attori candidati.

Christian Bale (American Hustle – L’apparenza inganna)

Christian Bale è alla sua seconda candidatura all’Oscar con un statuetta vinta nel 2011 come miglior attore non portagonita nel biopic sportivo The Fighter diretto come American Hustle da David O. Russell.

– Nel carnet di riconoscimenti di Bale figura un Golden Globe ricevuto come miglior attore non protagonista per The Fighter.

Christian Bale torna sul set con Russell per interpretare il ruolo di Irving Rosenfeld, un truffatore romantico. “Christian ha portato grande autenticità al personaggio – come se fosse saltato fuori direttamente dagli anni 70” dice Suckle. “Il suo stile, il manierismo, la sua caratura quasi da Bronx… Ha incarnato e interpretato il personaggio esattamente come era stato concepito sulla carta. È diverso dagli altri ruoli che ha interpretato – a questo personaggio porta un tocco di commedia, di fascino, di vulnerabilità. Quando è arrivato sul set, sapevo che era Christian Bale, ma mi pareva di vedere il vibrante, vivace Irving in carne e ossa”. ttamente dagli anni 70” dice Suckle. “Il suo stile, il manierismo, la sua caratura quasi da Bronx… Ha incarnato e interpretato il personaggio esattamente come era stato concepito sulla carta. È diverso dagli altri ruoli che ha interpretato – a questo personaggio porta un tocco di commedia, di fascino, di vulnerabilità.

“Non ho mai incontrato un personaggio più affascinante di Christian nei panni di Irving”, dice Amy Adams, che interpreta Sydney Prosser. “Ti identifichi con lui, lo vedo da come Sydney cade nella sua rete. Sydney pensa di aver incontrato l’amore più grande della sua vita – non pensa che sia un truffatore. All’inizio, Sydney è una persona che non si ama, e crea un mondo in cui proiettare le proprie fantasie, e costruirsi l’identità che vuole, finché incontra un uomo che apprezza la sua intelligenza. E quando questo le viene portato via, si genera un conflitto – la storia riguarda, tra l’altro, la sua attività di truffatrice ma, in fondo, Sydney sta cercando la propria identità”.

Il produttore Jon Gordon afferma che era importante per Russell creare il personaggio di Sydney come una vera controparte di Irving. “Voleva che le donne avessero una presenza potente e intensa nel film – forte come i personaggi maschili”, dice. Adams, a sua volta, ha accettato il suo ruolo di “mente” della situazione. “Non sta manipolando Irving – lo ama e non vuole lasciarlo andare. Non pensa di essere ‘l’altra donna’. Durante le riprese, pensavo – e so che Sydney condivide – che il loro rapporto fosse autentico.

Bruce Dern (Nebraska)

Oscar 2014, miglior attore protagonista Christian Bale, Bruce Dern, Leonardo DiCaprio, Chiwetel Ejiofor, Matthew McConaughey (4)

– Il veterano Bruce Dern classe 1936 è alla sua seconda candidatura all’Oscar dopo quella ricevuta nel 1979 per il dramma romance Tornando a casa.

– Nel carnet di riconoscimenti di Dern figura anche un premio al miglior attore ricevuto al Festival di Cannes proprio per il suo ruolo in Nebraska.

Quando ho letto Nebraska per la prima volta ho capito che avrei fatto di tutto per esserne parte” ricorda Bruce Dern. Il ruolo era diverso da qualsiasi altro gli fosse mai stato proposto e Dern si è sentito particolarmente gratificato dal fatto che Payne gli chiedesse di mettere da parte l’immagine cinematografica per cui è conosciuto per esplorare nuovi territori. “Credo che sia stato molto simile a quello che è successo quando ha lavorato con Nicholson per A proposito di Schmidt”, riflette Dern. “Per troppi anni mi è stato detto ‘fai il solito Dern, è quello che ci serve’. Per Jack è lo stesso. Insomma, lui non vuole essere Jack in tutti i film. E io non voglio essere sempre Bruce Dern; Alexander mi ha offerto un’opportunità chiedendomi esattamente il contrario: voleva vedere quello che sarei riuscito a dare al personaggio di Woody, non quello che Woody avrebbe dato a me. L’ho apprezzato molto”. “Con Woody ho potuto fare qualcosa che non avevo mai fatto prima. Non è un ribelle arrabbiato o un killer spietato. Non comporta dover mettere in campo tutti quelle cose alla Dern” dice riferendosi a tutti quei sottili manierismi da cattivo che sa usare alla perfezione “E’ un tipo che vive semplicemente e non vuole cambiare. In un certo senso è il monumento ad un sacco di persone come lui che hanno fatto l’America”.

“Non ho mai avuto un vero rapporto con mio padre” racconta Dern “ma alla fine del film, ho sentito di averlo ritrovato grazie ad Alexander”. Per Payne, Dern è riuscito ad infondere nel personaggio tutti le necessarie contraddizioni. “E’ riuscito ad essere irritante e commovente allo stesso tempo”, afferma. “La cosa della quale sono più grato a Bruce è che si è fidato di me, un grande dono per qualsiasi regista. Ha provato qualsiasi cosa gli chiedessi. Ad un certo punto, mentre giravamo in auto, la mia sola indicazione è stata: ‘trasformati in una specie di mucchietto tutto ammaccato’ ed è esattamente quello che ha fatto”.

Dern stima molto Payne, che aveva incontrato la prima volta quando sua figlia aveva recitato nel primo film del regista La storia di Ruth, donna americana. “Non mi era mai stato proposto un ruolo così bello in tutta la mia carriera” dice Dern. “E non mi sono mai trovato tanto bene con un regista. Nella mia vita ho lavorato con diversi geni del cinema–Kazan, Hitchcock, Trumbull, Coppola e Tarantino–e Alexander Payne è entrato a far parte di questa lista. Un regista deve farti sentire sicuro di poter rischiare e lui non si tira indietro in questo, ma ti dà anche la certezza di poter sempre contare su una guida. Ti lascia andare completamente, ma è anche lì a sostenerti se ne hai bisogno”. Continua: “Ogni singolo giorno che lavori per Alexander, ti senti come se stessi per fare qualcosa che non hai mai fatto prima. Spesso riesce ad ottenere cose che sembrano impossibili”.

Leonardo DiCaprio (The Wolf of Wall Street)

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Leonardo DiCaprio in veste di attore è al suo quarto tentativo di accaparrarsi una statuetta, dopo ulteriori nomination ricevute come miglior attore non protagonista nel 1994 per Buon compleanno Mr. Grape e come miglior attore protagonista per The Aviator (2005) e Blood Diamond (2007)

– Leonardo DiCaprio quest’anno è in lizza per un doppio Oscar visto che figura anche tra i produttori del film di Martin Scorsese.

– Nel carnet di riconoscimenti di DiCaprio figurano due Golden Globes, uno ricevuto nel 2005 come protagonista di The Aviator e uno quest’anno come miglior attore comedy proprio per The Wolf of Wall Street.

“Il protagonista di questa storia mi sembrava un Caligola moderno”, racconta Leonardo DiCaprio, l’attore principale del film; come produttore ha lottato diversi anni per realizzare The Wolf of Wall Street. DiCaprio paragona le vicende di Jordan Belfort all’imperatore romano più depravato e folle di tutti i tempi, ma è comunque rimasto colpito nel vedere la lussuria e la passione per l’illegalità trasferirsi dalla Roma antica a una società di broker di New York, piena di venditori del Queens.

Proprio l’ambientazione tra i fuorilegge della finanza di New York che si godono la vita senza preoccuparsi delle conseguenze, lo ha attirato verso il progetto. “Alla fine degli anni ottanta e all’inizio dei novanta, Wall Street non aveva regole, sembrava il selvaggio West”, sottolinea DiCaprio. “E Jordan Belfort era uno di quei lupi che approfitta della mancanza di controlli per guadagnare una fortuna immensa. A mio avviso, la storia incarna perfettamente quel periodo in cui le istituzioni finanziarie erano molto disattente”.

DiCaprio era anche attirato dal totale candore di Belfort sugli eccessi a cui era arrivato, con i soldi che scorrevano a fiumi e tutto quello che sembrava fuori dal comune diventava normale. “La cosa affascinante di Jordan è l’assoluta onestà sul suo comportamento sregolato. Lui non ha omesso nulla e non ha cercato di difendersi. Non voleva scusarsi della sua passione per la ricchezza e per le dipendenze folli, quindi questo dava vita a un personaggio affascinante. E alla fine, aver dovuto pagare un prezzo per tutto questo la rende una storia meravigliosa”.

Chiwetel Ejiofor (12 anni schiavo)

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Chiwetel Ejiofor classe 1977 è un attore britannico di origini nigeriane.

– Ejiofor ha debuttato nel suo primo ruolo cinematografico nel 1997 in Amistad di Steven Spielberg, altro film che come 12 anni schiavo trattava di schiavismo.

– Tra i ruoli interpretati dall’attore ricordiamo il Detective Bill Mitchell nel thriller Inside Man, era il fratello di Denzel Washington nel crime biografico American Gangster oltre ad aver interpretato un letale agente operativo nel fantascientifico Serenity e una spia nell’action-thriller Salt.

– Nel carnet di riconoscimenti di Ejiofor figura un BAFTA ricevuto quest’anno come miglior attore drammatico proprio per 12 anni schiavo.

In una sequenza che lascia senza fiato, Solomon viene lasciato appeso a un cappio con i piedi che sfiorano appena il pavimento. Per ore resta così, lottando per non soffocare, mentre intorno a lui i bambini giocano al sole. È stato uno dei momenti in cui la capacità di Ejiofor di calarsi in un ruolo è stata messa più a dura prova. “È una scena molto forte emotivamente, che mette in luce la straordinaria determinazione di Solomon”, spiega l’attore. “Anche quando è ridotto allo stremo non si arrende, lotta per sopravvivere. È stato duro emotivamente e fisicamente interpretare quella scena esattamente come l’aveva descritta Solomon, ma in quel momento ho avuto la sensazione di tornare indietro di due secoli e vedermelo di fronte”.

Steve McQueen voleva ricreare l’emozione profonda che aveva suscitato in lui quella scena la prima volta che l’aveva letta. Per farlo, ha scelto di raccontarla senza enfasi, quasi con distacco. “Per tutto il tempo in cui Solomon resta appeso a quel cappio, sfiorando la terra con la punta dei piedi, la sua mente è attraversata dai pensieri più diversi. Volevo che il pubblico percepisse le sensazioni di Solomon, mentre si dibatte agonizzante nell’indifferenza del mondo che gli gira intorno”, spiega Ejiofor. “È una scena chiave e volevo che fosse coinvolgente: non mi interessava scioccare il pubblico, sentivo solo la responsabilità di rendere una testimonianza così importante. Durante le riprese, sul set è calato un grande silenzio, c’era un’atmosfera grave. Ma sapevamo di dover andare fino in fondo”.

Dede Gardner è rimasta profondamente colpita dall’impegno con cui Ejiofor ha affrontato il suo ruolo. “Chiwetel ha avuto un gran coraggio. Sapeva come Steve intendeva girare quella scena e non si è tirato indietro”, osserva la produttrice. Un aiuto prezioso a entrare nello spirito giusto è arrivato dal caldo della Louisiana: “Il primo giorno delle riprese c’erano quasi 45 gradi nel campo di cotone in cui dovevamo girare”, ricorda la Gardner. “Mi chiedevo come avremmo fatto a lavorare con quel caldo pazzesco e senza un filo di ombra. E allora mi sono resa conto che era proprio quello che raccontava Solomon nel libro, quello che aveva passato lui”. La lotta per la sopravvivenza di Solomon Northup raggiunge il culmine nel suo rapporto con Edwin Epps, uno scontro di volontà. “Io credo che Epps viva in un mondo che non gli ha dato gli strumenti per considerare Solomon un essere umano”, osserva Eljiofor. “ Solomon, invece, esige di essere trattato come tale. E il suo atteggiamento confonde Epps, che forse proprio per questo è deciso a distruggere tutto ciò che di libero e vitale c’è in lui”.

Nel frattempo, Northup si avvicina sempre di più alla schiava-amante di Epps, Patsey. “Solomon riconosce in Patsey un forza molto profonda, una determinazione feroce e implacabile di cui capisce di avere bisogno per sopravvivere”, commenta Ejiofor. Ma la determinazione di entrambi è messa a dura prova quando Epps costringe Solomon a frustare Patsey per alcune sue presunte infrazioni alle regole, in una scena emozionante girata come un unico piano sequenza. Ejiofor sostiene che Patsey avesse i suoi motivi per chiedere all’amico di obbedire agli ordini perversi del padrone. “Secondo me, Patsey non ne può più dell’odio. E se devono frustarti a sangue, è meglio che a farlo sia qualcuno che non ti odia. Tutta la scena è una potente metafora della piantagione schiavista, dove amore e ossessione, odio e tenerezza si mescolano. È anche il momento in cui Solomon si rende conto che anche se uscirà vivo di lì, non sarà mai più lo stesso”, conclude Ejiofor. Una volta tornato a casa dalla sua famiglia, Solomon era un uomo molto diverso da quello di un tempo. “Aveva visto il lato oscuro del mondo”, conclude Ejiofor, “e questo lo aveva cambiato dentro”.

Matthew McConaughey (Dallas Buyers Club)

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Matthew McConaughey, uno dei favoriti della cinquina di quest’anno, è alla sua prima candidatura all’Oscar, ma può già vantare un Golden Globe vinto proprio quest’anno per il ruolo di protagonista in Dallas Buyers Club.

Sin dalla loro prima riunione a New York per discutere sulla realizzazione di Dallas Buyers Club, Matthew McConaughey e Jean-Marc Vallée sono entrati in sintonia: l’attore texano e il regista di Montréal erano entrambi determinati a lasciare la storia di Ron così com’era, per mostrare come l’uomo aveva vissuto quelle esperienze. McConaughey afferma: «Come attore, la prima cosa che cerco di fare è di mettermi in secondo piano rispetto al testo. La sceneggiatura di Craig Borten e di Melisa Wallack forniva sul personaggio tutte le informazioni da prendere alla lettera, ma anche gli elementi per capire quello che Ron non era». «Jean-Marc e io sentivamo di avere tra le mani una storia pazzesca, puro rock’n’roll, con tanto cuore e tanto humor, e nella quale si instauravano alcuni bizzarri rapporti interpersonali, di fronte ai quali non dovevamo tirarci indietro. Pensavamo: “Più il film sarà umano, più funzionerà”».

Dice Vallée: «In ogni film spero di catturare la realtà, di essere sincero, e cerco di rendere sullo schermo momenti veri e autentici. Assieme agli attori, esploro il contenuto emotivo di ciascuna scena e tento di creare il ritmo giusto per il lavoro. In questo progetto dovevamo costruire delle vere e proprie montagne russe delle emozioni». McConaughey ha apprezzato l’approccio collaborativo e la «mente fervida» di Vallée. «Quando faccio un film, la parte che mi piace di più è la sua architettura, il suo sviluppo», dice l’attore. «Non appena abbiamo iniziato a parlare, ho capito che Jean-Marc ha una grande capacità di ascolto. Non credo che mi abbia mai interrotto,  neanche una volta, e io posso parlare parecchio a lungo!». «Avevamo lo stesso modo di vedere e di percepire ciò che sarebbe stato meglio e più adatto al film. All’inizio, quando dovevamo prendere le decisioni, ci siamo ritrovati a fare le stesse scelte indipendentemente l’uno dall’altro».

Vallée è rimasto impressionato dalla dedizione di McConaughey. «È un professionista e un gran lavoratore», si meraviglia il regista. «È un allievo eccellente che fa tutti i compiti. Raramente ho visto un attore lavorare e prepararsi come ha fatto lui. Le sue copie dello script erano piene di annotazioni. Metteva continuamente in discussione la narrazione e il suo personaggio per assicurarsi che tutto funzionasse. Matthew è nato e cresciuto alla periferia di Dallas, quindi sapeva bene da dove veniva Ron Woodroof e conosceva l’ambiente socio-culturale che lo aveva forgiato».

L’attore riconosce che il suo personaggio è «un bastardo irascibile con un senso dell’umorismo perfido. È un tipo che si odia facilmente, ma che non puoi evitare di amare. Quando una persona resta fedele ai propri principi e ti rendi conto, “Cavolo, è proprio fatto così”, finisci per volergli bene». «Il modo in cui ho impostato l’interpretazione del personaggio è stato quello di tenere sempre presente che Ron era innanzitutto un uomo d’affari, uno che stava facendo tutto quanto era necessario per sopravvivere. Più avanti, è diventato un sostenitore della causa, ma quasi senza neanche saperlo. Ha salvato tantissime persone e, che lo abbia fatto per tutti noi o solo per se stesso, comunque l’ha fatto».

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