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Oscar 2016 miglior documentario: Amy, Carter Land, The Look of Silence, What Happened Miss Simone?, Winter on Fire

Il prossimo 28 febbraio saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2016. Scopri e vota con Blogo tutti i candidati alla categoria Miglior documentario.

pubblicato 23 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:28

Prosegue la nostra carrellata sui candidati ai prossimi Oscar 2016 categoria per categoria, in un countdown che ci accompagnerà fino alla cerimonia di premiazione fissata per domenica 28 febbraio.

Archiviate le categorie migliore scenografia, costumi, trucco, fotografia, sonoro, montaggio sonoro, colonna sonora, miglior canzone, effetti speciali, sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, cortometraggio d’animazione, attrice protagonista, regia, montaggio, miglior film, attore protagonista e film d’animazione oggi ci occupiamo della categoria Miglior documentario.

I 5 documentari candidati in questa edizione sono: Amy di Asif Kapadia, Cartel Land di Matthew Heineman, The Look of Silence di Joshua Oppenheimer, What Happened Miss Simone? di Liz Garbus e Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom di Evgeny Afineevsky.

A seguire trovate un sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza sulla categoria e una serie di schede sui documentari candidati in questa ottantottesima edizione.

“Amy” di Asif Kapadia

– Il documentario Amy: The girl behind the name esplora vita, musica ed eccessi della tormentata cantante inglese Amy Winehouse vincitrice di 5 Grammy Awards e rinvenuta morta il 23 luglio 2011 nella sua casa di Londra. Il documentario ha già all’attivo un Premio BAFTA.

– Il regista inglese di origine indiana Asif Kapadia è alla sua prima candidatura all’Oscar. Il suo debutto alla regia The Warrior gli ha fruttato due premi speciali ai BAFTA tra cui miglior regista esordiente. Kapadia ha diretto anche il documentario Senna che gli ha fruttato un Premio BAFTA, il thriller L’incubo di Joanna Mills (The Return) con Sarah Michelle Gellar e il crime-drama Far North con Michelle Yeoh e Sean Bean.

– Amy oltre ad un Premio BAFTA ha ricevuto altri riconoscimenti come miglior documentario tra cui vittorie ai National Board of Review Awards, European Film Awards e Critics’ Choice Movie Award. Inoltre il film è stato premiato per il miglior montaggio dall’American Cinema Editors.

 

Quando sono stato contattato per il documentario vivevo in Turnpike Lane. Avevo appena lavorato al film per le Olimpiadi di Londra, che mi aveva davvero fatto riflettere sulla città. Mi sento decisamente di appartenere a Londra, e più nello specifico alla North London. Mi hanno chiesto cosa ne pensassi e nonostante non fossi un fan sfegatato di Amy Winehouse, avevo i suoi album e sapevo che con lei non c’era spazio per la noia. Con Amy Winehouse era successo qualcosa, e volevo sapere come fosse potuto succedere di fronte ai nostri occhi. Com’è possibile che al giorno d’oggi si possa morire in quel modo? E non è stato uno shock; era quasi come se sapessi che sarebbe successo. Si vedeva che aveva imboccato una certa strada. Sentiva che la sua storia andava esplorata in profondità. Per me era come una ragazza del quartiere. Sono cresciuto nella stessa parte del mondo. Avrei potuto conoscerla, essere uno dei suoi amici o compagni di scuola. Ho pensato che dovevamo approfondire. (Asif Kapadia)

 

 

“Cartel Land” di Matthew Heineman

Cartel Land di Matthew Heineman è un film documentario sulla guerra al traffico di droga in Messico, incentrato in perticolare sulle azioni di gruppi di vigilantes che combattono i cartelli della droga messicani. Il film è incentrato su Tim “Nailer” Foley, leader di “Arizona Border Recon” e il dottor José Mireles, un medico di Michoacán che guida la comunità nota come “Autodefensas”.

– Il filmmaker Matthew Heineman, alla sua prima candidatura all’Oscar, con Cartel Land ha vinto il Premio per la miglior regia e il Premio Speciale della Giuria per la miglior fotografia (categoria documentari) al Sundance Film Festival. Cartel Land è stato anche eletto miglior documentario dal Directors Guild of America.

In Messico il medico José Mireles comanda la rivolta contro il cartello della droga dei Cavalieri Templari. Nel frattempo, lungo la valle Altar dell’Arizona, Tim “Nailer” Foley, veterano statunitense, è a capo degli Arizona Border Recon, per impedire alla guerra tra i narcotrafficanti messicani di oltrepassare il confine. Quando il governo non è in grado di proteggere le persone dalle organizzazioni criminali, se ne occupano privati cittadini.

 

 

“The Look of Silence” di Joshua Oppenheimer

– Il documentario The Look of Silence di Joshua Oppenheimer ha vinto svariati riconoscimenti tra cui un Premio speciale al Festival di Berlino (Peace Film Award), un Gotham Award (miglior documentario) e 5 premi al Festival di Venezia tra cui il Gran premio della giuria e il Premio FIPRESCI.

– The Look of Silence ci porta in Indonesia dove, tra il 1965 e il 1966, il generale Suharto prende il potere e dà il via a una delle più sanguinose epurazioni della Storia. Con la complicità e il supporto dell’esercito indonesiano, gruppi para-militari massacrano oltre un milione di persone, tra comunisti, minoranze etniche e oppositori politici. Nato nel 1968, Adi non ha mai conosciuto suo fratello, mutilato e ucciso barbaramente da alcuni membri del Komando Aksi nell’eccidio del Silk River. Il regista Joshua Oppenheimer porta Adi a incontrare e confrontarsi con i responsabili di quell’atroce delitto, in un percorso che ha come obiettivo quello di tutti i grandi viaggi: la ricerca e l’affermazione della verità.

 

The Act of Killing ha mostrato quali sono le conseguenze quando costruiamo la nostra realtà quotidiana sul terrore e sulle bugie. The Look of Silence esplora invece cosa significa essere un sopravvissuto in una realtà nata da queste premesse. Girare un film sui sopravvissuti a un genocidio vuol dire addentrarsi in un campo minato di cliché, la maggior parte dei quali ha lo scopo di creare un protagonista eroico (al limite della santità) con cui identificarci, offrendo così la falsa illusione che, nella catastrofe morale di certe atrocità, non assomigliamo per niente ai persecutori. Ma presentare i sopravvissuti quasi fossero santi per rassicurare noi stessi sulla nostra bontà significa usarli per ingannarci. È un insulto all’esperienza di vita dei sopravvissuti, e non ci aiuta affatto a comprendere cosa significhi sopravvivere alle atrocità, vivere una vita devastata dalla violenza di massa ed essere ridotti al silenzio dal terrore. Per riuscire ad attraversare questo campo minato di cliché, dobbiamo dunque esplorare il silenzio stesso. Il risultato, The Look of Silence è, spero, un poema che parla del silenzio che nasce dal terrore, un poema sulla necessità di rompere quel silenzio, ma anche sul trauma che dalla rottura di quel silenzio deriva. Forse il film finisce per essere un monumento al silenzio,  un promemoria al fatto che, anche se vogliamo andare avanti, guardare da un’altra parte e pensare ad altre cose, nulla potrà ricomporre ciò che è stato spezzato. Nulla risveglierà i morti. Dobbiamo fermarci, comprendere le vite che sono state distrutte, trovare la forza di ascoltare il silenzio che ne consegue. (Joshua Oppenheimer)

 

 

“What Happened, Miss Simone?” di Liz Garbus

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What Happened, Miss Simone? di Liz Garbus è un documentario biografico sulla cantante Nina Simone. Il film premiato al Sundance ha inaugurato il festival, con la proiezione del documentario che è stata seguita da una performance tributo di John Legend. Il documentario mette insieme materiale d’archivio inedito e interviste con la figlia e gli amici della Simone. Il titolo del film è stato preso da una citazione della scrittrice, poetessa e attivista americana Maya Angelou. Lisa Simone Kelly, figlia di Nina Simone, ha collaborato al film in veste di produttore esecutivo.

– La regista Liz Garbus è alla sua seconda candidatura all’Oscar dopo quella ricevuta nel 1999 per il documentario The Farm: Angola, USA incentrato sulla vita di sei detenuti nella prigione di massima sicurezza Angola in Louisiana. I crediti della Garbus includono regie per i documentari Bobby Fischer Against the World e Love, Marilyn – I diari segreti.

 

 

“Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom” di Evgeny Afineevsky

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Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom di Evgeny Afineevsky è un documentario incentrato sulle manifestazioni di protesta “Euromaidan” in Ucraina. Con “Euromaidan” si intendono una serie di manifestazioni cominciate in Ucraina la notte del 21 novembre 2013 all’indomani della sospensione, da parte del Governo ucraino, di un accordo di associazione denominato DCFTA tra l’Ucraina e l’Unione europea che prevedeva la realizzazione di un “Area Approfondita e Globale di Libero Scambio”. Il film è una coproduzione Ucraina, Stati Uniti e Regno Unito.

Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom premiato al Toronto International Film Festival è diretto dal regista e produttore russo Evgeny Afineevsky alla sua prima candidatura all’Oscar. Questo è il terzo documentario diretto da Afineevsky dopo Divorce: A Journey Through the Kids’ Eyes (2014) che esplora le conseguenze di un divorzio sui figli e Pray for Ukraine (2015) sui tre mesi di proteste del popolo ucraino nella storica piazza di Kiev (Maidan Nezalezhnosti) contro il regime Yanukovich.

 

 

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