Home Venezia 2014, voti e considerazioni finali tra piccioni esistenzialisti e marchio Rohrwacher

Venezia 2014, voti e considerazioni finali tra piccioni esistenzialisti e marchio Rohrwacher

Forse nessun capolavoro, tanti buoni film, poco pubblico, brutto tempo e una strana sensazione di ‘fine dell’Impero’. La Mostra di Venezia chiamata a reagire

pubblicato 7 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 22:24

Sulle ali di un piccione filosofo si è conclusa la 71esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La prima ‘vissuta’ dal sottoscritto, che di fatto non potrà fare paragoni con i Festival passati ma trarre comunque delle conclusioni nei confronti di una manifestazione che deve porsi degli interrogativi in prospettiva futura. Perché Toronto, Telluride e New York avanzano, portando via non poca ‘carne’ al fuoco cinematografico del Lido. Dal punto di vista della partecipazione Venezia 71 ha infatti deluso. Poco, pochissimo glamour; red carpet quasi sempre visto con inutile interesse; fotografi sul piede di guerra per la mancanza di ‘reali’ star; pubblico presente solo a folate; grandi testate on line (basti pensare a LaRepubblica.it e Corriere.it) quasi sempre disinteressate. A non aiutare, va detto, anche il meteo. Per un buon 65% della Mostra nuvole, freddo e perché no anche pioggia l’hanno fatta da padroni, ampliando il già scarso interesse ‘commerciale’ di un Concorso rischioso e variegato.

Ed è ovviamente sui film, aspetto che a noi di Cineblog più interessa, che bisogna soffermarsi. Partito meravigliosamente grazie al sottovalutato (dalla Giuria) ma splendido Birdman, il Festival si è poi mantenuto su un livello medio-alto. Tanti buoni film, alcuni anche eccellenti, ma di ‘capolavori’, detto sinceramente, non se ne sono visti. The Look of Silence e il Leone d’Oro danese hanno sicuramente fatto lievitare la media qualitativa, da diversi titoli mantenuta particolarmente bassa. Dei 4 film francesi in Concorso, ad esempio, tre erano facilmente evitabili, mentre bene si è comportato il Cinema italiano. Accalamto all’estero Anime Nere, che avrebbe potuto portarsi a casa il premio per la miglior sceneggiatura clamorosamente assegnato all’iraniano che sceneggiatura non aveva, ottime critiche le ha ricevute anche Il giovane Favoloso di Martone, per non parlare del doppiamente premiato Hungry Hearts firmato Costanzo, in volo per Toronto e a caccia di una distribuzione a stelle e strisce. Dopo l’Oscar per La Grande Bellezza e il premio a Le Meraviglie firmato Festival di Cannes, una più che piacevole conferma per il cinema tricolore. Più vivo che mai.

Se la Turchia sorride tra i fischi (contestato il premiato Sivas, semplicemente sbeffeggiato il pessimo The Cut), l’America è inspiegabilmente rimasta all’asciutto. Ingiustamente passato inosservato 99 Homes e contestato il deludente Good Kill, anche Birdman di Inarritu avrebbe meritato sorte migliore (regia, attore protagonista e sceneggiatura, possibile neanche un Premio?), tanto da ipotizzare nell’imminente futuro ulteriori fughe dal Lido, già di suo poco appetibile in funzione hollywoodiana ed ora persino ‘tirato’ nel riconoscere ad un’Industria che ha inziato a guardarsi altrove i meritati riconoscimenti. Sempre particolarmente ispirata la cinematografia orientale, con Red Amnesia e Nobi ben accolti, per un Concorso che ha finito per celebrare il film più curioso, rischioso, folle e ispirato. Sono piovuti fischi in Sala Darsena al termine della proiezione post-Leone d’Oro per A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence, con Roy Andersson presente, ma altro vincitore non ci sarebbe potuto essere. Perché sempre di ‘Mostra del Cinema’ stiamo parlando, e il regista danese, che con questo film ha completato la sua personale trilogia sull’essere un essere umano, ha dato vita ad un’autentica opera d’arte, una galleria di quadri viventi sul vissuto quotidiano dell’esistenza. Tra comico e tragedia, strappando amare risate e ancor più amare riflessioni sul nostro stare al mondo. Il tutto, come suggerito dal meraviglioso titolo, visto in prospettiva da un sonnacchioso piccione.

Abbandonato il Concorso, la Mostra ha dato il meglio di se’ con la sezione dedicata alle opere prime. La Settimana della Critica, che vede in fase di selezione veri e propri critici cinematografici. Tante le perle proiettate, dallo straordinario Melbourne a Binguan, passando per l’applaudito Villa Touma e il trionfatore Nicije Dete. Un titolo tratto da una storia vera con protagonista una sorta di ‘Mowgli serbo’. Alte le possibilità di ritrovarcelo in corsa per gli Oscar, tra guerra e formazione. Tra i più acclamati Fuori Concorso, senza se e senza ma, l’esilarante She’s Funny That Way del grande vecchio Peter Bogdanovich, che un fiume di risate ha causato in sala. Ritrovato Al Pacino, in forma smagliante con ben 2 pellicole, e accolto freddamente un ‘travestito’ Dafoe nei panni di un deludente Pasolini, la Mostra ha poi visto ‘fuggire’ parte della stampa estera a ben 3 giorni dalla sua conclusione. Il motivo? Neanche a dirlo Toronto, che ha preso vita il 4 settembre. Un problema sempre più clamorosamente ingombrante, perché in grado non solo di limitare la programmazione ma svuotare persino la sala stampa, che tra 12 mesi diverrà ancor più pressante.

Perché Venezia 2015 prenderà il via il 3 settembre, secondo quanto riferito da Paolo Baratta, Presidente della Biennale. Una scelta precisa che andrà a sfidare apertamente il lanciatissimo Festival canadese, obbligando indirettamente stampa e mondo del cinema a prendere una scelta definitiva. Tradizione, innovazione e storia cinematografica, leggi Lido, contro gran ‘calderone’, mercato e vantaggi di tipo economici e geografici, vedi Toronto. La non esplosiva Mostra di quest’anno, che ha visto registi attesissimi come Fincher e Paul Thomas Anderson preferirle il ‘non Festival’ di New York, ha in qualche modo fatto suonare più di un campanello d’allarme, almeno per chi come noi l’ha vissuta solo e soltanto cinematograficamente parlando (feste semplicemente sconosciute) Tanto da partire all’attacco a testa bassa in funzione 2015, sfidando face-to-face il ‘nuovo’ che avanza. Perché c’è una posizione ‘storica’ da ritrovare, costi quel che costi.

Voti film visti:
Concorso

3 COEURS – 3
99 HOMES – 7,5
ANIME NERE – 7
BIRDMAN OR (THE UNEXPECTED VIRTUE OF IGNORANCE) – 8
CHUANGRU ZHE (RED AMNESIA) – 7
EN DUVA SATT PÅ EN GREN OCH FUNDERADE PÅ TILLVARON (A PIGEON SAT ON A BRANCH REFLECTING ON EXISTENCE) – 8
GOOD KILL – 4,5
HUNGRY HEARTS – 7,5
LA RANÇON DE LA GLOIRE – 5,5
LE DERNIER COUP DE MARTEAU – 8,5
LOIN DES HOMMES – 6
MANGLEHORN – 6
NOBI (FIRES ON THE PLAIN) – 7
PASOLINI – 4,5
SIVAS – 7
THE CUT – 4
THE LOOK OF SILENCE – 8
IL GIOVANE FAVOLOSO – 7

Orizzonti:
Cymbeline – 1
Heaven Knows What – 6,5
Hill of Freedom – 6
La vita Oscena – 3
Reality – 7
Senza nessuna Pietà – 6,5

Fuori Concorso:
BURYING THE EX – 7
HUANGJIN SHIDAI (THE GOLDEN ERA) – 5
IM KELLER (IN THE BASEMENT) – 7
ITALY IN A DAY. UN GIORNO DA ITALIANI – 7,5
LA TRATTATIVA – 6
OLIVE KITTERIDGE – 7
PEREZ. – 5
SHE’S FUNNY THAT WAY – 7,5
THE BOXTROLLS (3D) – 6
THE HUMBLING – 7
THE SOUND AND THE FURY – 6

Settimana della Critica:
ARANCE E MARTELLO – 6
DANCING WITH MARIA – 5,5
MELBOURNE – 9
NICIJE DETE (FIGLIO DI NESSUNO) – 8

Giornate degli Autori:
BEFORE I DISAPPEAR – 5,5
I NOSTRI RAGAZZI– 7
LES NUITS D’ÉTÉ – 6
MESSI – 5
MÉTAMORPHOSES – 3
THE GOOB – 6,5
THE SHOW MAS GO ON – 6
THE SMELL OF US – 7

Festival di Venezia